‘E tu, lenta ginestra,
Che di selve odorate
Queste campagne dispogliate adorni,
Anche tu presto alla crudel possanza
Soccomberai del sotterraneo foco,
Che ritornando al loco
Già noto, stenderà l’avaro lembo
Su tue molli foreste. E piegherai
Sotto il fascio mortal non renitente
Il tuo capo innocente:
Ma non piegato insino allora indarno
Codardamente supplicando innanzi
Al futuro oppressor(…)’
La Ginestra, o il fiore del deserto – G. Leopardi
MONDO – Se ieri sulle pagine Instagram brulicavano foto del nuovo arrivato in casa Ferragni, oggi l’aria è decisamente cambiata.
Siamo forse tutti diventati grandi amanti della letteratura? Ovviamente no, è solo la Giornata Mondiale della Poesia, dunque si segue la moda.
Anche se qualcuno di onesto c’è ancora (e noi ne siamo felici).
Sì, la letteratura parla di noi, entra nelle nostre viscere, scava nei profondi abissi dell’anima e ne coglie l’essenza; ci è sempre riuscita, nonostante alcuni rabbrividiscano alla sola idea di prendere in mano un testo.Forse è proprio per questo che abbiamo smesso di interessarcene; abbiamo paura di scendere a patti con noi stessi ed è chiaro che la poesia spaventi: ci spoglia di false certezze per poi rivestirci di verità, non sempre piacevoli.
E in un mondo che si adopera tanto per costruire ‘coperte’ sempre più credibili, questo è certamente sacrilego.