Almalaurea, il consorzio interuniversitario che si interessa a conoscere i dati occupazionali dei giovani a pochi mesi dalla laurea, ha pubblicato di recente la classifica dei corsi universitari con la più alta percentuale di disoccupati a un anno dalla laurea. In testa alla classifica della “facoltà inutili”: Giurisprudenza con il 24% dei disoccupati, seguita da Psicologia (18%) e Lettere (15%). Chiude la classifica Sociologia con l’11% di disoccupazione. Una debacle per le facoltà umanistiche che, a quanto pare, non inserirebbero adeguatamente i giovani laureati nel mondo del lavoro. Dall’altro lato della classifica le “facoltà utili”Medicina e Chirurgia, Ingegneria, Biotecnologie, Farmacia e Scienze Statische che registrano il più alto tasso di occupazione in Italia. Ma l’inchiesta Almalaurea tende a precisare che “sull’utilità di una laurea incidono sia fattori oggettivi, le competenze richieste dal mercato del lavoro, sia fattori soggettivi, fondamentalmente, cosa ci piace fare. Inoltre, l’istruzione non è finalizzata unicamente alla realizzazione nel mercato del lavoro ma contribuisce al nostro benessere anche in altri ambiti della vita personale. Un elemento che rende complessa la valutazione dell’utilità di un percorso di studi, sia sul piano dell’inserimento occupazionale che su quello dell’autorealizzazione, è che non ci si può limitare a verificarne gli effetti ad un anno dalla laurea. Il bagaglio di competenze e conoscenze di cui disponiamo ci accompagna lungo tutta la vita. Potrebbe verificarsi che competenze che ci appaiono poco utili nella fase iniziale della vita, successivamente risultino molto utili”. La documentazione OCSE indica che nel 2012 l’Italia si trovava agli ultimi posti per la quota di laureati. La percentuale di giovani neodiplomati che nel nostro Paese si iscrive a un programma di studi di livello universitario è solo il 30%. Di questo passo il nostro Paese perderà ulteriore terreno e energie straordinarie e quelle poche migreranno altrove. Un consiglio pratico per i neo laureati che si trovano difronte a una panoramica poco invitante è sicuramente reinventare le competenze acquisite sfruttando il potenziale del proprio territorio portando valore aggiunto e cimentandosi in progetti innovativi senza annullarsi e perdere la curiosità.
Giuseppina Raco