Quattro anni di galera, di cui tre condonati per indulto, consegnano alla storia uno dei personaggi politici più discussi degli ultimi vent’anni.
Le verità processuale, espressa definitivamente nel terzo grado di giudizio, indipendentemente dal nome del condannato, va accettata e il ruolo della Magistratura mai messo in discussione.
Tanti i pensieri e le ipotesi il giorno dopo la sentenza di Silvio Belusconi.
Il ruolo della Magistratura
Intanto la Magistratura, secondo la teoria classica di Montesquieu, è uno dei tre poteri dello Stato di Diritto. Che piaccia o no, il magistrato è chiamato a giudicare. In rapporto agli altri poteri dello Stato, legislativo (Parlamento) ed esecutivo (Governo), la Magistratura gode di totale indipendenza e non può essere altrimenti in uno Stato Democratico.
Non si può gettare fango sulla Magistratura (e, più in generale, su uno dei poteri dello Stato) e non accettare il suo ruolo di giudice conferitogli dalla Costituzione. Chi lo fa pubblicamente potrebbe anche incorrere nel reato di vilipendio delle Istituzioni dello Stato.
Il Presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano in modo solenne (e non poteva essere diversamente) ha dichiarato: “La strada maestra da seguire è sempre stata quella della fiducia e del rispetto verso la Magistratura che è chiamata a indagare e giudicare in piena autonomia e indipendenza alla luce di principi costituzionali e secondo le procedure di legge”. Parole sacrosante a cui hanno fatto seguito altre parole, rasserenanti e costituenti un antefatto importante: “In questa occasione attorno al processo in Cassazione per il caso Mediaset e all’attesa della sentenza il clima è stato più rispettoso e disteso che in occasione di altri procedimenti in cui era coinvolto l’on. Berlusconi. E penso che ciò sia stato positivo per tutti”.
Il Presidente della Repubblica, dopo la sentenza che ha sancito in via definitiva la reità di Berlusconi, ha infine espresso l’auspicio di una riforma globale della Giustizia in un clima di “serenità e coesione su temi istituzionali di cruciale importanza che hanno visto lo Stato, per troppi anni, aspramente diviso e impotente a riformarsi”. Come a dire, ora che Berlusconi è stato condannato, possiamo serenamente, tutti, riformare l’amministrazione della Giustizia. Prima, non c’erano le condizioni per farlo.
Il Governo Letta
Indubbiamente il Governo guidato da Letta ne esce fortemente indebolito e probabilmente con i giorni contati. Il segretario del PD, Guglielmo Epifani, con buona pace dei moderati sostenitori di Letta, si è affrettato a dichiarare: “La sentenza va rispettata, eseguita e applicata”. Una tale lapidaria affermazione ha immediatamente inteso prendere le distanze dagli alleati di Governo e cioè dal Pdl, che a questo punto, è facile ipotizzare, ritireranno la fiducia ad un Governo nato di per sé sotto una cattiva stella.
Il Presidente del Consiglio, Enrico Letta, dal canto suo, si è schierato al fianco di Napolitano (cos’altro avrebbe dovuto fare!) dichiarando: “Esprimo piena adesione alle parole del Presidente sul pronunciamento della Cassazione. La strada maestra è il rispetto per la magistratura e per le sue sentenze. Per il bene del Paese è necessario ora che, anche nel legittimo dibattito interno alle forze politiche, il clima di serenità e l’approccio istituzionale facciano prevalere in tutti l’interesse dell’Italia rispetto agli interessi di parte”.
Silvio Berlusconi
Il leader del Pdl, in quanto pregiudicato, dovrebbe perdere il titolo di Cavaliere della Repubblica e addirittura quello di Senatore, in applicazione del provvedimento anticorruzione approvato nel finale della scorsa legislatura. I condannati a più di due anni per reati di frode fiscale, infatti, sono incompatibili col ruolo di parlamentare.
Silvio Berlusconi, ovviamente, come da far suo usa le televisioni e con un video messaggio in cui reitera la continua lotta fra bene e male, fra amore e odio, dallo studio patinato di Palazzo Grazioli, continua a difendersi e definisce parte della Magistratura “irresponsabile”. Si proclama innocente e rilancia immediatamente opzionando il futuro: “Diremo agli italiani di darci la maggioranza per modernizzare il Paese a partire dalla più indispensabile che è quella della giustizia per evitare che un cittadino sia privato della libertà”.
Berlusconi dice che la Magistratura è una “variabile incontrollata e incontrollabile, con magistrati non eletti dal popolo, che è assurta a vero e proprio potere dello Stato che condiziona permanentemente la vita politica, dalle inchieste di Tangentopoli fino ad oggi”.
La Magistrutura non “è assurta a vero e proprio potere dello Stato”, è uno dei tre poteri dello Stato in forza dei dettami della Costituzione Italiana!
Appuntamento con la storia
Guglielmo Minervini, assessore regionale pugliese, qualche giorno fa, ha dichiarato: “La sentenza. Quella vera. Non sarà pronunciata dalla Cassazione. Ma dalla morale. Da vent’anni, e forse più, ha rappresentato il modello di italiano furbo, che aggira spregiudicatamente le regole, vive nella finzione e nella menzogna, ma consegue successo. Il massimo. E la fa franca. Sempre. Questa storia italiana oggi potrebbe avere un epilogo diverso dall’impunità. Una diversa morale. Questa volta la partita con la verità ultima, quella della storia, il potere la perde”.
Come la prenderanno gli italiani? Quegl’italiani che pagano le tasse, tante, a volte ingiuste, che tolgono benessere alle famiglie, che costringono i papà e le mamme a sacrifici enormi per “tirare a campare”, cosa penseranno davanti ad una verità processuale che sancisce inequivocabilmente che un milionario, ultraricco e potente, ha evaso il fisco?
La storia insegna che quando al popolo viene tolto il pane dalla bocca e lo si costringe alla fame, questa acceca e genera rabbia, soprattutto mentre altri individui, pochi, si arricchiscono a dismisura.
Dice stamane l’ass. Minervini: “Gli è andata male. Né vittima della malagiustizia. Né eroe della libertà. Solo un condannato per evasione. Non solo fiscale. Ma anche sociale. Ha truffato gli italiani per vent’anni e gli hanno creduto. Il potere ha sbattuto il suo muso tronfio sulla verità”.
E’ difficile ipotizzare cosa accadrà ora. Forza Italia 2.0 potrà essere il colpo di coda di un uomo ferito che a questo punto potrebbe lanciare nel bailame politico sua figlia Barbara e il rampollo di casa Barilla, Guido, secondo la logica ormai vetusta del “partito azienda”.
Di certo, ne siamo convinti, dopo questa sentenza, nulla sarà più come prima.
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it