Il noto rapper Italiano Fabri Fibra, in duetto con la ancor più nota Gianna Nannini, canta in un suo noto pezzo del sottobosco Italia, di ciò che si dice e di ciò che non si dice, di chi nasce e muore qua, di chi nasce nel paese delle mezze verità.
Ricorre oggi il trentatreesimo anniversario della strage di Ustica dove un DC-9 della Itavia, è stato appurato dopo un processo lungo appunto più o meno lo stesso lasso temporale (un terzo di secolo), fu abbattuto da un missile.
Tra molte ipotesi e perizie, controperizie, infiltrazioni dei nostri servizi, testimoni deceduti in strane circostanze, tracciati radar e artefazioni più o meno fumose, l’unico colpevole (civilmente) è risultato essere lo Stato Italiano, condannato a risarcire i parenti delle vittime.
Il responsabile penalmente, ovvero chi lanciò o comunque dette ordine di lanciare il missile, con correlato contesto appurato per finalmente dichiarare se vi fu o meno combattimento aereo tra i nostri o magari i Nato e i Mig libici, ancora oggi è alla macchia, o magari – secondo molti – dopo un trentennio di “rappresentanza del popolo”, è morto mentre fuggiva in fuoristrada, fatto secco dopo essersi nascosto in un tubo pluviale interrato sotto una strada polverosa.
Secondo molti ancora oggi vi è la possibilità che vi sia stato un insabbiamento da parte del governo e dei nostri servizi; fatti da ordito thriller, ancora oggi dopo trentatrè anni degni di appassionato scambio di pareri da parte di quella parte di popolazione che – giustamente – teme che tali episodi possano ripetersi.
Il DC9, il caso Mattei, il caso Moro, la strage di Bologna, il rapido 904, Piazza Fontana sono solo una parte dei numerosi casi in cui – per fato o per avvitamento degli eventi d’indagine non è dato sapere – in Italia parrebbe essersi consumata una “Giustizia di facciata”, macchinosa, lenta, sovente puntellata da asserzioni che hanno attentato all’intelligenza cognitiva di una intera nazione.
In questi casi, nessun colpevole. Nei peggiori di essi, addirittura nessun imputato.
Grandi, enormi vergogne, per uno Stato che ha pagato con il sangue dei Partigiani la propria libertà di volersi definire Democratico.
Roberto Loporcaro
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