Il prelievo forzoso non è un’ipotesi, ma una certezza, con le sole incognite del quanto e del quando, ma già si lascia trapelare la cifra del 10% e la necessità di tempi lampo. Naturalmente la corsa agli sportelli sarà evitata con la chiusura degli stessi.
Basta leggersi il box di pagina 49 dell’ultimo Fiscal Monitor del Fondo Monetario Internazionale in cui gli economisti dell’istituto guidato da Christine Lagarde danno la ricetta ideale per risolvere il problema del debito pubblico.
Il modo più efficace per riportare il livello del debito pubblico ai livelli pre-crisi, ovvero a fine 2007, nei 15 Paesi dell’euro, probabilmente ad eccezione di Lussemburgo e Germania, è quello di un prelievo una tantum del 10% sulla ricchezza privata.
Secondo gli estensori del Fiscal monitor, le condizioni per il successo di questa misura una tantum “sono forti, ma vanno pesate contro i rischi di misure alternative, che comprendono il ripudio del debito pubblico o una sua riduzione attraverso misure inflazionistiche“.
Queste ultime due misure, però, notano gli economisti del Fondo, sono una forma particolare di tassa sulla ricchezza che pesa sui detentori di bond e anche sui non residenti. Tradotto: pesa sulle banche, anche quelle estere che magari in portafoglio hanno titoli di Stato italiani.
Per evitare questo fardello alle banche, dunque, il Fondo consiglia di prelevare il 10% dalle tasche dei cittadini. Ma d’altronde non sarebbe una novità, visto che operazioni simili sono state attuate nella notte tra il 9 e il 10 luglio del 1992 dal governo Amato che prelevò dai conti correnti il 6 per mille sulle cifre depositate. Una cosa irrisoria se paragonato al 10% proposto dal Fondo.
Pur non citandolo, il Fondo propone però il modello Amato, in quanto dice che una tassa sulla ricchezza, “se attuata prima che ci sia la possibilità di sfuggirvi” (motivo per il quale il prelievo dovrà essere fatto a sorpresa) “e se c’è la convinzione che non verrà mai più ripetuta, non distorce il comportamento dei risparmiatori e può anche essere considerata giusta da alcuni di loro“.
I cittadini ciprioti, che hanno visto prelevare dai loro risparmi superiori ai 100 mila euro quote in certi casi addirittura maggiori del 50% non sembrano però molto convinti che in questo sistema abbia risolto i loro problemi. Qualcuno pensa addirittura che ne abbia creati degli altri. E i cittadini greci, ai quali è stato tagliato il 30-40% degli stipendi e delle pensioni si vedranno chiedere nuove decurtazioni.
Resta il fatto che dopo questa uscita del Fondo è probabile che la fuga di capitali e la corsa agli sportelli, peggiori notevolmente la situazione.
Massimo Pellicani