USA – Avrete sentito certamente parlare dell’ultimo scandalo consumatosi e poi scoperto da un’inchiesta di “The Guardian”, circa l’appropriazione di dati privati di 60 milioni utenti, elaborati e strumentalizzati dalla “Cambridge Analytica” per orientare l’elettorato a proprio favore per quanto concerne le elezioni americane o la Brexit. Se si necessita di più informazioni si clicchi qui.
Oggi, alla Bbc ha parlato Alexander Kogan, ovvero il presunto diretto autore dell’elaborazione dei dati. “La mia idea – ha sostenuto – è che mi vogliono usare fondamentalmente come capro espiatorio, sia Facebook sia Cambridge Anayltica. Mentre noi onestamente pensavamo di agire in modo perfettamente appropriato, pensavamo tutti di fare una cosa davvero normale”. Ha aggiunto, inoltre, di essere stato rassicurato proprio dai vertici di Cambridge Analytica che la cessione dei dati e la sua consulenza con loro fosse “perfettamente legale e nei termini contrattuali”.
Alexander Kogan, accademico americano figlio d’espatriati sovietici, è oggi docente di psicologia a Cambridge. Oggi Kogan non vuole passare per il caprio espiatorio e protagonista dello scandalo del momento. Si tratta di colui che, attraverso una sua app, ha raccolto ed elaborato i dati di 50 milioni di utenti di Facebook per poi passarli a Cambridge Analytica, società di consulenza e propaganda politica la quale si è impegnata d’altronde nel 2016 a sostenere la campagna presidenziale di Donald Trump. Ma tuttavia nega ferocemente di aver ingannato chiunque. E mette inoltre in discussione che tali dati possano aver avuto davvero un ruolo chiave nella vittoria di Trump. “E’ un’esagerazione”, sostiene Kogan, dal momento che la maggior parte di quella montagna di dati sarebbe stata più idonea a danneggiare la campagna del tycoon che non a favorirla.