A Turi dal 25 al 27 aprile si terrà la prima edizione del festival “La rosa di Turi” dedicato ad Antonio Gramsci e all’ approfondimento sui “Quaderni” e sulle “Lettere” che l’intellettuale sardo iniziò a scrivere nel febbraio del 1929, durante il periodo di reclusione nel carcere di Turi.
Gramsci fu infatti arrestato, in quanto oppositore del regime fascista, nel 1926 e venne portato inizialmente nel carcere di Regina Coeli. L’ultimo periodo della reclusione fu invece trascorso a Turi, dove rimase fino al dicembre del 1933.
Successivamente, Gramsci iniziò ad avere dei seri problemi di salute e riuscì, solo a seguito di una forte campagna per la sua liberazione, ad ottenere la libertà condizionale.
Nello stesso periodo, in Germania, Hitler diventò capo dello Stato e nel 1935 furono promulgate le leggi antisemite. Gramsci morì il 27 aprile del 1937 a causa di una emorragia cerebrale proprio quando aveva ottenuto, finalmente, la piena libertà.
Il Festival di Turi sarà quindi un’occasione per conoscere gli scritti di Gramsci, il suo pensiero, il suo modo di vivere la politica e di esprimere le sue idee, liberamente, pur nella sofferenza e nell’ isolamento e contemporaneamente per riflettere sulle condizioni di vita spesso precarie e difficili di molti detenuti nelle carceri italiane.
In particolare, la sera del 25 aprile alle 20.30, in Piazza Aldo Moro, si esibiranno i Radiodervish (“In acustico”, 2001) che hanno scritto la canzone “Rosa di Turi” ispirata ad una lettera dal carcere scritta da Gramsci a Tania, sorella di sua moglie Giulia, il 22 aprile del 1929: “La rosa ha preso una terribile insolazione: tutte le foglie e le parti piú tenere sono bruciate e carbonizzate; ha un aspetto desolato e triste, ma caccia fuori nuovamente le gemme. Non è morta, almeno finora…”.
Il prossimo sabato si festeggeranno i 70 anni della Liberazione dell’Italia dal nazifascismo; una data importante, scelta per ricordare l’atto conclusivo con cui nel 1945 il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI), avente sede a Milano, diede ordine a tutti i partigiani che combattevano nel Nord Italia di liberare i territori occupati dai nazisti e fascisti e di obbligare i nemici alla resa.
Un modo per festeggiare questa giornata può essere appunto incontrarsi per riflettere sulla assoluta mancanza di libertà durante l’occupazione nazifascista e per ricordare chi, come Gramsci, è stato punito per avere espresso e difeso le proprie idee.
Cristina De Ceglie