La nostra redattrice Federica Cirillo, in occasione del Natale, ha intervistato il l’Arcivescovo di Bari, S.E. Mons. Francesco Cacucci
Il Natale è un po’ la festa della famiglia che ha come modello quella di Nazareth. Purtroppo anche nel 2013 è alto l’indice delle separazioni e divorzi, cosa potrebbe fare la Chiesa per tenere più unite le famiglie?
“Vorrei sottolineare che la Chiesa siamo tutti i battezzati, cioè tutti noi, la Chiesa non è solo il Papa, i vescovi e i sacerdoti. La Chiesa è formata da tutti coloro che sono battezzati. In Italia la maggioranza è fatta da battezzati quindi tutti noi dobbiamo cercare di capire cosa possiamo fare per rendere la famiglia più stabile. Si sta per preparare un sinodo sulla famiglia, e prima di esso si prepara un questionario con alcune domande rivolte ai vescovi. Nel documento ‘Concilio Gaudio et Spes’, c’è un bellissimo capitolo dedicato alla famiglia come comunità di vita e amore. C’è un altro meraviglioso documento del Beato Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio’. Anche la Chiesa Italiana ha pubblicato un Direttorio sulla Pastorale familiare. Come si può sostenere la famiglia e incrementarne il valore? Innanzitutto attraverso la testimonianza dei coniugi. Perché quando in una famiglia i genitori si amano, questa è la prima ed insostituibile garanzia della stabilità della famiglia che poi i figli potranno, a loro volta, instaurare. Io per primo, se devo dire da chi ho ricevuto i valori più grandi della fede, nonostante abbia avuto l’insegnamento da bravissimi sacerdoti, li ho ricevuti dai miei genitori. Io credo che non possano esserci altri riferimenti più importanti dell’amore dei due genitori. Però l’importante è che nelle comunità cristiane si sostengano le famiglie e le coppie giovani, anche perché subito dopo il matrimonio si registra una fragilità maggiore che nel passato. Sembra che, subito dopo il matrimonio, i coniugi trovino difficoltà vivendo tra la paura di avere figli e il desiderio anche di ottenerli. Nella Pastorale familiare, anche della nostra diocesi, si tende a creare il gruppo di coppia, cioè non solo la preparazione al matrimonio ma anche il sostegno dopo di esso.”
Da quando Papa Francesco ha iniziato il suo Pontificato, secondo lei i giovani si sono avvicinati di più alla Chiesa?
“Indubbiamente la personalità di Papa Francesco ha incontrato una risposta positiva, da parte di giovani e adulti. A mio parere, la sua provenienza, non assume un significato secondario. Noi siamo abituati ad una sorta di ‘Eurocentrismo culturale’, crediamo che tutto il mondo sia l’Europa. C’era un filosofo, nei decenni trascorsi, che diceva che ‘l’Europa e l’Occidente sono un accidente’. Il termine ‘Accidens’ in senso filosofico vuol dire ‘ non sono l’essenziale’. Noi ragioniamo come se tutto il mondo fosse l’Europa, questo non aiuta a comprendere che il mondo è ben più grande. Pensiamo alla Chiesa Cattolica, in Europa, la Chiesa soffre di mancanza di vocazioni sacerdotali, il relativismo è una sorta di tarlo che il Papa Emerito ha più di una volta messo in rilievo. Ma chi viene dall’America Latina sai che la cultura di quel continente non si identifica tout cour con la cultura Eurocentrica. In quel continente esiste una realtà di umanità pulsante, che accanto a situazioni di povertà reale molto più preoccupante, c’è anche una ricchezza di umanità e valori umani, da cui noi dovremmo attingere. Lui viene da quella cultura e il modo di esprimersi, di incontrare le persone, il modo di comunicare è un modo che è profondamente legato alla cultura Latino Americana. Credo che questo elemento sia uno degli elementi più rilevanti che esprimono il bisogno di noi europei di uscire dal cerchio di questa cultura un po’ chiusa e per alcuni versi stanca.”
Qual è il messaggio della Chiesa barese per questo Natale?
“Darei un titolo, lo splendore della speranza, perché la parola splendore ritorna spesso nella liturgia di questo tempo e nel magistero della Chiesa degli ultimi tempi. Anche la scrittura parla di splendore. Se noi abbiamo bisogno della fede, abbiamo bisogno di viverla perché la fede e la speranza sono come due ‘sorelline’, che devono prendersi per mano per poter camminare verso il futuro. Poi c’è un altro riferimento che riguarda l’Enciclica di Benedetto XVI sulla speranza, dal titolo ‘Spe Salvi’ cioè ‘salvati attraverso la speranza’ e poi l’ultima Enciclica che stava preparando, è stata pubblicata con la firma di Papa Francesco ‘Lumen Fidei’ appunto ‘la luce della fede’. La luce da una parte, splendore dall’altra, questo perché la speranza viene dal figlio di Dio che si fa uomo e scende dal cielo verso le periferie della storia, le nostre, si abbassa fino a noi per poterci portare fino a lui.”
Federica Cirillo