Su proposta del sindaco, la giunta comunale ha approvato l’intitolazione
della sala di rappresentanza del teatro comunale “Niccolò Piccinni” (lato
destro del foyer) alla memoria di Vito Maurogiovanni, giornalista,
scrittore, poeta e commediografo barese insignito nel 2007 delle Chiavi
della Città di Bari.
A dieci anni dalla scomparsa dell’autore, che ha dedicato la sua intera
esistenza alla riscoperta della cultura popolare e del dialetto barese,
scrivendo spettacoli teatrali che sono diventati negli anni veri e propri
classici della “baresità”, l’amministrazione comunale ha inteso così
suggellare idealmente il legame tra uno degli intellettuali più amati della
nostra città e il teatro Piccinni, sul cui palcoscenico Maurogiovanni
rappresentò nel 1950 la sua prima opera teatrale, “U Cafè andiche”.
Nasce a Bari il 27 dicembre 1924 in via De Rossi, in una casa-retrobottega
dell’Antico Caffè di suo padre, un caffè “nott’e giorno” aperto anche nelle
lunghe ore notturne e che nelle sue opere diverrà un “luogo dell’anima” in
cui si muove e vive una vibrante umanità cittadina che costruisce la
propria sorte nel primo scorcio del XX secolo, ed è espressione di un
laborioso ceto mercantile che modifica l’assetto socio-economico della
“nuova” Bari.
Discepolo amatissimo di Candida e Ave Maria Stella, dopo gli studi
magistrali comincia a lavorare nell’azienda telefonica nazionale, di cui
diventa direttore.
Sindacalista attivo negli anni caldi delle lotte operaie, viene trasferito
per motivi politici a Matera dove trascorre un decennio, conoscendo e
frequentando gli ambienti intellettuali della città.
Tornato a Bari dopo “l’esilio” in Basilicata, riprende le attività di
giornalista e commediografo, quest’ultima iniziata nel 1950 con
l’allestimento al Piccinni della sua opera prima, “U’ Cafè andiche”.
Collabora stabilmente con la Gazzetta del Mezzogiorno come critico
televisivo e, per lo stesso giornale cura, fino quasi all’ultimo giorno
della sua esistenza, la rubrica “Come Eravamo”.
Numerosi anche gli sceneggiati radiofonici realizzati per la sede regionale
della RAI. Sempre per la RAI – negli anni ‘50 – realizza la rubrica
domenicale “La Caravella”, i cui protagonisti, Coline e Marietta sono molto
amati dal pubblico di ascoltatori che, ogni domenica, alle 14.00, segue le
vicende dei due popolani-eroi.
La sua copiosa produzione attraversa tutti i generi espressivi e artistici.
Notevole la presenza di Maurogiovanni nel teatro barese in vernacolo
(“Jarche vasce”, un altro suo titolo ancora oggi in cartellone,
rappresentato anche negli Stati Uniti per le comunità pugliesi), in cui il
dialetto diviene lingua densa di pathos e di lirismo.
Alla sua memoria è intitolato anche un concorso per gli studenti delle
scuole pugliesi di ogni ordine e grado, sostenuto dalla presidenza del
Consiglio Regionale della Puglia, dal Comune di Bari, dall’Ufficio
Scolastico Regionale per la Puglia, su proposta del Circolo delle
Comunicazioni sociali Vito Maurogiovanni e dell’Unione Cattolica Stampa
Italiana (UCSI), cui i giovani partecipano producendo lavori teatrali
ispirati alla cultura e alle tradizioni dei propri territori di
appartenenza per riscoprirne la storia e la memoria e raccontarle con i
linguaggi della modernità.
Vito Maurogiovanni si spegne a Bari il 4 marzo 2009 in una ventosa sera,
degna dei suoi più intensi drammi teatrali.
della sala di rappresentanza del teatro comunale “Niccolò Piccinni” (lato
destro del foyer) alla memoria di Vito Maurogiovanni, giornalista,
scrittore, poeta e commediografo barese insignito nel 2007 delle Chiavi
della Città di Bari.
A dieci anni dalla scomparsa dell’autore, che ha dedicato la sua intera
esistenza alla riscoperta della cultura popolare e del dialetto barese,
scrivendo spettacoli teatrali che sono diventati negli anni veri e propri
classici della “baresità”, l’amministrazione comunale ha inteso così
suggellare idealmente il legame tra uno degli intellettuali più amati della
nostra città e il teatro Piccinni, sul cui palcoscenico Maurogiovanni
rappresentò nel 1950 la sua prima opera teatrale, “U Cafè andiche”.
Nasce a Bari il 27 dicembre 1924 in via De Rossi, in una casa-retrobottega
dell’Antico Caffè di suo padre, un caffè “nott’e giorno” aperto anche nelle
lunghe ore notturne e che nelle sue opere diverrà un “luogo dell’anima” in
cui si muove e vive una vibrante umanità cittadina che costruisce la
propria sorte nel primo scorcio del XX secolo, ed è espressione di un
laborioso ceto mercantile che modifica l’assetto socio-economico della
“nuova” Bari.
Discepolo amatissimo di Candida e Ave Maria Stella, dopo gli studi
magistrali comincia a lavorare nell’azienda telefonica nazionale, di cui
diventa direttore.
Sindacalista attivo negli anni caldi delle lotte operaie, viene trasferito
per motivi politici a Matera dove trascorre un decennio, conoscendo e
frequentando gli ambienti intellettuali della città.
Tornato a Bari dopo “l’esilio” in Basilicata, riprende le attività di
giornalista e commediografo, quest’ultima iniziata nel 1950 con
l’allestimento al Piccinni della sua opera prima, “U’ Cafè andiche”.
Collabora stabilmente con la Gazzetta del Mezzogiorno come critico
televisivo e, per lo stesso giornale cura, fino quasi all’ultimo giorno
della sua esistenza, la rubrica “Come Eravamo”.
Numerosi anche gli sceneggiati radiofonici realizzati per la sede regionale
della RAI. Sempre per la RAI – negli anni ‘50 – realizza la rubrica
domenicale “La Caravella”, i cui protagonisti, Coline e Marietta sono molto
amati dal pubblico di ascoltatori che, ogni domenica, alle 14.00, segue le
vicende dei due popolani-eroi.
La sua copiosa produzione attraversa tutti i generi espressivi e artistici.
Notevole la presenza di Maurogiovanni nel teatro barese in vernacolo
(“Jarche vasce”, un altro suo titolo ancora oggi in cartellone,
rappresentato anche negli Stati Uniti per le comunità pugliesi), in cui il
dialetto diviene lingua densa di pathos e di lirismo.
Alla sua memoria è intitolato anche un concorso per gli studenti delle
scuole pugliesi di ogni ordine e grado, sostenuto dalla presidenza del
Consiglio Regionale della Puglia, dal Comune di Bari, dall’Ufficio
Scolastico Regionale per la Puglia, su proposta del Circolo delle
Comunicazioni sociali Vito Maurogiovanni e dell’Unione Cattolica Stampa
Italiana (UCSI), cui i giovani partecipano producendo lavori teatrali
ispirati alla cultura e alle tradizioni dei propri territori di
appartenenza per riscoprirne la storia e la memoria e raccontarle con i
linguaggi della modernità.
Vito Maurogiovanni si spegne a Bari il 4 marzo 2009 in una ventosa sera,
degna dei suoi più intensi drammi teatrali.