Duemila morti tra cui tantissimi bambini portati via improvvisamente dalla furia devastatrice di una gigantesca ondata venuta fuori dalla diga del Vajont a Longarone totalmente distrutta.Per cinquant’anni non è mai emersa una sentenza di colpevolezza per qualcuno, ma ancora oggi c’è il legittimo sospetto che non si sia trattato di una calamità naturale, bensì di un errore umano che nascondeva e nasconde ancora oggi grandi responsabilità soggettive mai emerse.Nel cinquantesimo funesto anniversario, il Presidente del Senato Grasso, presente sul posto, a chiesto scusa ai longaronesi a nome di tutta l’Italia, per i tanti morti innocenti spariti nel nulla in un attimo e racattati lungo il corso della valle, fino quasi a Venezia. Storie di una Italia di eroi, di traditori, di ladri e di assassini non individuati, anzi protetti dalla omertà di chi sapeva e non ha mai parlato. Avevo circa vent’anni e quella notte della catastrofe tutto il Paese era davanti ai teleschermi ad ascoltare momento per momento il susseguirsi delle notizie e del ritrovamento dei cadaveri il cui numero aumentava progressivamente. Ricordo in quel periodo un film con attori come Riccardo Cucciolla e Franco Nero e con tante analogie per l’immane sciagura; il film credo si intitolasse “L’istruttoria è chiusa, dimentichi!” Che senso hanno oggi queste scuse da parte della seconda carica dello Stato, noto magistrato, visto che le responsabilità di questa omertà e di questi lunghi silenzi sono state taciute, lasciando in tutti gli italiani il sospetto della complicità tra il potere dello Stato e quello della Giustizia? L’Italia dei misteri taciuti ha sbagliato ancora una volta riaprendo ferite ancora sanguinanti, forse sarebbe stato meglio che il Sen. Grasso avesse osservato solo un minuto di silenzio
Lucio Marengo