La psichiatria non è semplicemente una branca della medicina. Oltre alla sua scientificità, allo impiego dei colleghi a formulare diagnosi precise e cure basate sulle evidenze, essa rimane una disciplina medica misteriosa ed appassionante, nella quale i progressi delle neuroscienze si scontrano di continuo con quel gran pasticcio che è l’ essere umano. Infatti nonostante le scansioni in risonanza magnetica e le “designer drug”, la psichiatria continua ad essere un’ attività basata sulle relazioni interpersonali e la fiducia. La misteriosa scienza psichiatrica è inoltre intrisa di numerosi pregiudizi nei confronti di coloro che soffrono di “malattie della mente”. Cerca di essere una bussola, una speranza per lo smarrimento, il disagio in cui versano coloro che soffrono. Si propone di difendere dall’ onta della vergogna, dal senso di colpa cui possono incorrere anche i cari degli affetti. Eppure nessuno di noi è in imbarazzo o tanto meno veniamo biasimati quando un nostro familiare soffre di artrite o di qualsiasi altra patologia internistica. E’ importante, a tal riguardo, che la psichiatria rivendichi la sua legittimità medica per evitare che alla malattia in sé si aggiungano ulteriori, inutili, sofferenze. Ciò non è una semplice operazione. Basti pensare che riceve un trattamento speciale anche chi lavora nel settore. Spesso mi chiedono e non sempre si tratta di una battuta, se si diventa psichiatri perché si è un po’ strani o se si diventa strani dopo essere stati psichiatri per un po’. Tale branca medica può far paura. Essa rappresenta l’ unica disciplina che può costringere un individuo a curarsi contro la propria volontà; non a caso tutti in paesi sviluppati esistono leggi speciali che proteggono i malati di mente dalle condanne, ma anche altre che li costringono a sottoporsi ai trattamenti necessari. Eppure non esistono definizioni e trattamenti semplici ed oggettivi. Il dibattito filosofico sul libero arbitrio e sul determinismo si accende quando si parla di difesa psichiatrica nei tribunali o quando occorre stabilire politiche per gestire gli psicopatici. Purtroppo la politica ha imposto lo smantellamento dei “manicomi” ed attualmente si pone da cornice sul trattamento sanitario obbligatorio, nonostante gli stessi politicanti siano estranei e culturalmente impropri alla “dicotomia tra mente e cervello”.
Probabilmente la sfida della psichiatria del ventunesimo secolo consiste proprio nel risolvere gli interrogativi etici e sociali posti dalla disponibilità di cure mentali sempre più sofisticate e potenti. Non sono scettico nei confronti dei passi avanti che la psichiatria ha fatto e continua a compiere. Ritengo che insieme a tutte le neuroscienze, si stia sviluppando in modo straordinario. Spesso in psichiatria si consuma il mescolarsi tra timore ed interesse, rispetto e curiosità, verso il funzionamento della mente e del corpo umano. Non a caso noi psicoanalisti sosteniamo che il fascino della psichiatria sia dovuto al fatto che la malattia mentale mette in scena i nostri drammi interiori; vediamo nella depressione una versione amplificata delle nostre tristezze, assistiamo, dunque, alla plateale perdita di controllo in un individuo e ci accorgiamo delle inibizioni che, di nascosto, teniamo o desideriamo abbandonare.
Dott. Francesco Casciaro
Medico Chirurgo
Psicoterapeuta Psicosomatista