VENEZUELA – Sono state aperte alle 6 del mattino le urne per le elezioni anticipate che vedono il reggente presidente del Venezuela, Nicolas Maduro, sperare nel governo bis. La nazione sudamericana è uno dei territori più problematici e conflittuali della regione continentale. Maduro, successore dello storico leader Hugo Chavez,ha provocato una vera e propria implosione dell’economica statale, con un tasso inflazionistico galoppante di circa 14.000% e dove il salario minimo è meno di 1,7 euro.
Sono chiamati ai seggi più di 20 milioni di individui. E sebbene le forze di opposizione abbiano promosso una linea di boicottaggio del voto, le statistiche paiono dare fiducia nell’odierno presidente per una sua riconferma.
Negli ultimi quattro anni di governo, inoltre, il Pil è crollato del 31,9%. Al contempo, la produzione di petrolio – rappresentante di oltre il 90% degli introiti nazionali – è ai minimi trentennali. In questo quadro pseudo-apocalittico, oltre un milione di venezuelani sono fuggiti dalla povertà imperante in cui vige il Paese negli ultimi due anni, creando un flusso su tutta l’America Latina che preoccupa vari governi e l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Omi). Maduro, in tutto questo, affronta le elezioni quasi senza rivali: il candidato dell’opposizione è Henri Falcon, un ex governatore chavista che ha rotto con il Tavolo dell’Unità Democratica (Mud), la coalizione antichavista che ha conquistato una maggioranza parlamentare di due terzi dei seggi nelle politiche del 2015.