E’ stata la crescente attenzione al concetto di dignità umana a far si che i riformatori sociali, non solo medici, venissero a porre l’ idea di separare i malati di mente dai restanti offrendo, in tal modo, cure più adeguate e mirate perché meglio indirizzate ai loro disturbi.
Per noi che viviamo in un mondo ossessionato dai rischi, è importante riflettere sul fatto che in origine i manicomi nacquero più per proteggere gli squilibrati dalla società che il contrario.
Nel 1792 mentre in Francia Pinel compiva il gesto drammatico e simbolico di togliere le catene agli uomini di Bicetre, in Inghilterra la famiglia quaccera dei Tuke iniziò a costruire il primo manicomio a York. Furono gli scritti di Pinel e Esquirol a convincere i Tuke del fatto che un ambiente calmo ed armonioso, il contatto con la natura, la gentilezza ed una routine prevedibile (detta “terapia morale”) possano portare la pace alla mente dei malati. Completato nel 1796 il ritiro di York poteva ospitare fino a trenta pazienti e raggiungere notevoli risultati. Molti pazienti, tra i primi, furono dimessi e mandati a casa migliorati o persino guariti. La struttura attirò l’ attenzione di tutto il mondo e fu visitata da molti europei e statunitensi, intenzionati a studiarla e replicarla.
Grazie ad esempi come questo il Regno Unito sviluppò molto presto quell’ approccio liberale, restio all’ uso di meccanismi di contenimento fisico come catene e cinghie, del quale si sarebbe fatto promotore John Connelly con la sua proposta di terapia di “non costrizione”.
Successivamente, a partire dagli anni venti del diciannovesimo secolo, ebbe inizio una fase che culminò nei successivi anni settanta, portando all’ apertura di centinaia di manicomi per l’ accoglienza dei poveri malati di mente in ogni contea inglese come nella maggior parte dei paesi europei ed anche negli Stati Uniti.
L’ investimento per la costruzione di enormi edifici in grado di ospitare centinaia di pazienti fu di una portata quasi inconcepibile.
Le condizioni di vita all’ interno del manicomio (in termini di spazio, riscaldamento, cibo e ricreazione) erano significativamente migliori di quelle che la maggior parte dei pazienti avrebbe avuto in famiglia. I principi della terapia morale, infatti, stabilivano infatti che il manicomio dovesse essere spazioso, lontano dal trambusto della città, dotato di ampi terreni in aperta campagna; in particolare erano favorite le località ben aerate, perché le teorie del tempo accusavano vapori e miasmi di portare le malattia. A capo dei manicomi furono posti i medici perché facile far in modo che si assumessero la responsabilità del proprio operato, in qualità di conoscitori del corpo umano “in toto” rispetto al relativo consiglio di amministrazione.
Attualmente in Puglia, la Psichiatria Universitaria e non solo … è affidata in larga parte a figure “professionali” (?),non conoscitori dell’ universo Uomo, non medici … ; figure più prossime a Dante che a Freud … Roba da matti!
Dott. Francesco Casciaro