Il 75% circa delle famiglie italiane possiede una o più case di proprietà. Per capire la bagarre che si sta scatenando in questi giorni intorno all’IMU è importante partire da questo dato. Settantacinque famiglie su cento possiedono la casa in cui vivono. Ventilare l’ipotesi che tre quarti delle famiglie italiane, un serbatoio elettorale incredibilmente ampio, non debba più pagare l’IMU, senza distinzione di reddito, di valore dell’immobile, di possibilità economiche, significa fare di questa promessa probabilmente l’arma vincente nella prossima e imminente campagna elettorale.
Soluzioni alla cancellazione totale dell’IMU ce ne sono e sono orientate per lo più a non farla pagare a quelle famiglie che davvero non se lo possono permettere. I pensionati con redditi bassi, le famiglie monoreddito o quelle il cui reddito complessivo non supera una certa soglia, coloro che si trovano in stato d’indigenza, i disoccupati, i cassintegrati, gli esodati, le famiglie con disabili, ecc. non dovrebbero pagare l’IMU. Contribuire alla spesa pubblica, con poche centinaia di Euro, pagate per lo più da persone benestanti, ricchi imprenditori, professionisti affermati, proprietari di case extralusso, sono sì un sacrificio, ma indubbiamente un impegno, tutto sommato, sostenibile.
Soldi, quelli dell’IMU, che se non pagati, sarebbero sottratti ai servizi essenziali forniti agli italiani: scuola, università, sanità, sostegno per il lavoro, aiuti alle piccole e medie imprese, all’artigianato, alla cultura, ecc…
Coloro che vivono una vita agiata, non devono sottrarsi all’idea di poter dare il proprio contributo per migliorare la vita di tutti e contribuire alla crescita del Paese. Abbiamo compreso ormai da anni che la ricchezza concentrata nelle mani di pochi non rende più ricche le fasce di popolazione meno abbienti tout court, se lo Stato non interviene nella redistribuzione equa delle risorse. Non siamo ancora nell’ambito della redistribuzione delle ricchezze, anche se ripensare alla formazione di quel ceto medio che tanto bene ha fatto nella storia del nostro Paese, non sarebbe poi tanto sbagliato. La forbice che taglia in due i ricchi dai poveri non v’è dubbio, andrebbe ristretta.
Ora, a parte gli appetiti elettorali di una certa area politica, la strumentalizzazione della rimozione di un dovere civile come quello della contribuzione alla spesa pubblica, è un delitto sociale.
Certo, nessuno vuole pagare e far pagare tasse ingiuste. Se con la buona volontà di tutti si riuscisse a trovare quei quattro miliardi di Euro coperti dall’IMU, sottraendoli ad altri settori di spesa dello Stato che non siano erogatori di servizi indispensabili al cittadino (Istruzione, Sanità, Sicurezza, Welfare) sarebbe una grande cosa. Ma, a quanto pare, ogni tipo d’intervento in questo senso trova sempre l’ostacolo e il diniego della lobby di turno.
Senza la cancellazione dell’IMU il centrodestra minaccia la crisi di Governo, Letta risponde che se dovesse cadere il Governo l’imposta sugli immobili si pagherà. Una partita a ping-pong, dunque, che se giocata male e senza un accordo entro il 31 di agosto porterà ad una sola soluzione: il pagamento dell’IMU secondo la legge vigente con buona pace di tutti coloro che in queste calde giornate estive stanno investendo il loro tempo in dispute di parte.
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it