Il titolo è forte. Ma adeguato di questi tempi. La parte più nobile e colta della forza lavoro pubblica italiana è davvero ridotta a stipendi da fame e a obblighi di servizio asfissianti, il più delle volte non retribuiti e svolti anche nei giorni di festa. A questo si aggiunga la precarietà e l’eccessiva mobilità territoriale che costringe tantissimi insegnanti a rocambolesche peripezie pur di raggiungere le sedi di servizio. E’ proprio così… la percentuale deii docenti che lavora su due o addirittura tre scuole è altissima. A volte capita che gli edifici scolastici siano distanti fra loro anche decine di km e gli insegnanti si debbano muovere con treni affollati o auto proprie, accollandosi anche i costi dei trasporti. Eppure a questi lavoratori si chiede sempre uno sforzo in più che si chiama passione, perché aiutare un ragazzo a crescere è un impegno che gli insegnanti vivono al di là del misero stipendio che percepiscono.
E’ utile ricordare lo stipendio medio di un insegnante italiano: 1300 Euro circa. Retribuzioni ferme da diversi anni che ci vedono relegati, per quanto riguarda gli stipendi, agli ultimi posti in Europa. Se a questo si aggiunge che a seguito delle riforme delle pensioni, i docenti italiani sono costretti a restare in cattedra fino a 65 anni e oltre, con bambini e ragazzi di età compresa fra i 3 e i 18 anni, l’architettura dell’intero sistema educativo italiano, sotto il profilo pedagogico, appare quanto meno bisognoso di ristrutturazione.
Tornando agli scatti, alcuni insegnanti avevano percepito nel 2013 uno scatto di anzianità che oggi gli viene tolto, col conseguente prelievo forzoso dalle buste paga, a partire da gennaio. Nei confronti della classe docente non si può più parlare di trattamento economico, ma di vero e proprio accanimento da parte dei Ministri dell’Economia che in questi anni si sono succeduti.
Alle proteste di Renzi e del Ministro dell’Istruzione Carrozza, schieratisi dalla parte dei poveri (nel senso letterale del termine) insegnanti italiani, il Ministro dell’Economia Saccomanni, con inutile intransigenza, ha replicato: “E’ un atto dovuto da parte dell’amministrazione”. “Se poi il ministro Carrozza – ha aggiunto – all’interno del suo dicastero riesce a individuare economie, razionalizzazioni di spesa che consentono di recuperare una cifra sufficiente da utilizzare per il pagamento dello scatto in questione ovviamente questo si farà”.
No caro Ministro Saccomanni, lei non può rispondere così. La cordata Tremonti-Gelmini ha già sottratto alla scuola italiana 8 miliardi e mezzo di Euro e lei continua a deprimere un settore strategico, forse il più strategico, della nostra economia futura e della società attuale. Lei dovrebbe raddoppiare (e non stiamo esagerando) gli stipendi ai docenti se vuole un Paese al passo con i tempi, perché le sfide educative e formative non possono più essere ai saldi di stagione e non si può più giocare con il cuore buono dei docenti, innamorati del loro lavoro e dei loro ragazzi. Professionisti che pur di fare lezione, caro Ministro, non di rado comprano il materiale necessario attingendo dal proprio portafoglio. Uomini e donne di cultura spesso umiliati, che non hanno neanche più i mezzi economici per comprare i “ferri del mestiere”, quei tanto amati libri che consentano loro un minimo di aggiornamento professionale. E’ un delitto togliere la speranza alla società che cresce e che si evolve grazie alla cultura e all’istruzione, veri motori non solo dell’Economia a cui lei tiene tanto, ma dell’intera vita della comunità nazionale.
No Ministro, non risponda così! Perché noi le facciamo notare che i modi e i luoghi per recuperare quei soldi, barbaramente sottratti alla scuola pubblica italiana esistono. E’ solo che ci vuole coraggio a operare scelte che inevitabilmente deluderebbero altri poteri, forse politicamente ed economicamente più forti di quelli dei poveri e “straccioni” professori italiani.
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it