Il sindaco Antonio Decaro è intervenuto questa mattina a Roma nella sala conferenze di piazza Montecitorio, al convegno promosso dall’Anci “I Comuni protagonisti dell’innovazione istituzionale del Paese: città metropolitane e nuove province al via”.
Ai lavori hanno partecipato il presidente dell’Anci Piero Fassino e altri Sindaci delle maggiori città italiane per discutere gli immediati sviluppi sul territorio rispetto al nuovo assetto istituzionale indicato dalla legge Delrio che di fatto ha abolito le Province.
Vi proponiamo il testo integrale.
I COMUNI PROTAGONISTI DELL’INNOVAZIONE ISTITUZIONALE DEL PAESE:
CITTA’ METROPOLITANE E NUOVE PROVINCIE AL VIA
Giovedì 3 luglio
Sala Conferenze
Montecitorio
Vi ringrazio per l’invito a questo importante momento di confronto tra i protagonisti di questa fase di avvio delle costituende Città Metropolitane.
Sono consapevole di poter dare solo un modesto contributo al dibattito di quest’oggi, tenuto conto che sono Sindaco solo da 10 giorni e solo ieri ho nominato la Giunta Comunale, con non poche fatiche, considerato che, nonostante gli sforzi che tutti noi stiamo facendo per farci protagonisti di un percorso di innovazione e ricambio generazionale nella politica e nelle istituzioni, le resistenze continuano a rallentare e oscurare questo processo.
Ci vuole coraggio oggi a fare il Sindaco di una città.
Ci vuole ancor più coraggio a fare il sindaco di una città metropolitana che deve ancora di fatto nascere.
Quel coraggio istituzionale che solo i Sindaci possono avere perché quotidianamente impegnati nella trincea più difficile: da un lato il rapporto diretto e costante con i cittadini e i loro problemi, dall’altro, il rapporto sempre più complesso con una burocrazia ingessata dall’enormità di vincoli e adempimenti che il legislatore ha imposto agli enti locali.
Oggi sento di dover condividere questo coraggio con tutti voi per affrontare un percorso che non ci veda soli nella sfida del cambiamento.
Se siamo tutti convinti della grande opportunità che abbiamo di completare quel processo di riforma, avviato dal legislatore ben 24 anni fa, con la previsione dell’art.17 della Legge 142, che si sarebbe dovuto completare entro i due anni successivi, oggi abbiamo il dovere di impegnarci per invertire questa tendenza, tutta italiana, delle riforme incompiute.
E’ un dovere morale, nei confronti dei nostri territori e dei nostri cittadini segnare un cambiamento di rotta che ci porti a offrire loro una nuova prospettiva di sviluppo.
Comprendo le perplessità di molti miei colleghi sul percorso istituzionale disegnato dal Del Rio, che forse ha qualche zona d’ombra che può e deve essere chiarita, così come capisco che, come propone il sindaco Giuliano Pisapia, l’elezione diretta del Sindaco metropolitano darebbe un carattere di legittimazione popolare al processo.
Sono convinto però che oggi, non possiamo permetterci di perdere ancora altro tempo. Dobbiamo andare avanti e dobbiamo farlo in fretta, perché il Paese non aspetta.
Dobbiamo fare chiarezza sulle risorse finanziarie disponibili, stabilendo sin d’ora che le funzioni da assegnare alle città metropolitane non potranno prescindere da una adeguata dotazione di fondi propri.
Le città metropolitane sono aree strategiche del nostro Paese con grandi potenzialità di sviluppo ma anche con enormi emergenze sociali e ambientali che l’attuale crisi ha acuito.
E’ necessario ripartire dalle nostre città per invertire l’attuale fase di declino e costruire, anche attingendo e utilizzando le risorse della programmazione comunitaria 2014-2020, un processo virtuoso di sviluppo, definendo una vera e propria “agenda urbana metropolitana”.
Sono d’accordo con l’amico Dario Nardella quando definisce l’istituzione della città metropolitana non solo come un processo di semplificazione del quadro istituzionale, ma anche come un’ occasione per realizzare un nuovo progetto di comunità, seguendo le specificità dei singoli territori.
L’area Metropolitana di Bari è la quinta area più popolosa. A fronte di un capoluogo che conta circa 320.000 rispetto ad una popolazione complessiva di oltre 1.200.000 abitanti. L’elevato peso demografico degli altri comuni rispetto alla città di Bari rendono prioritaria l’adozione di un approccio “policentrico”.
Oltre alla città di Bari insistono altre realtà territoriali consolidate, con una propria identità e una struttura socio economica che si è evoluta nel tempo in modo autonomo rispetto al capoluogo pugliese.
Un tessuto sociale ed economico variegato che va valorizzato non solo attraverso un’adeguata rappresentanza istituzionale ma soprattutto definendo strategie di sviluppo condivise.
Da questo punto di vista l’area Metropolitana di Bari ha già fatto un’esperienza nell’ambito del processo di pianificazione strategica di Area Vasta previsto nella programmazione comunitaria 2007-2013.
Il piano strategico “Metropoli terra di Bari” si è indirizzato verso progetti in grado di favorire le connessioni tra i differenti poli locali: logistica integrata, connessioni fisiche e naturali, progetti di dematerializzazione della Pubblica Amministrazione e messa in comune di sistemi di e-government.
Altro fattore determinante nel processo di consolidamento dei differenti poli che caratterizzano l’Area vasta “Metropoli Terra di Bari” è il modello di governance che abbiamo adottato, molto simile a quello indicato oggi nella legge 56.
Questo si basa su modelli di partecipazione ed è regolato dalla convenzione, ex art.30 del TUEL, che definisce i rapporti tra i comuni dell’Area Metropolitana.
Anche nella nostra particolare esperienza abbiamo costituito un Consiglio Metropolitano dei Sindaci che determina gli indirizzi politici per le attività di pianificazione strategica e per l’adozione e la realizzazione dei programmi operativi. Lo stesso consiglio è affiancato da un livello “partenariale” costituito dai rappresentanti delle organizzazioni sindacali e datoriali, dal Terzo Settore e dai rappresentanti della cittadinanza attiva.
Questo sistema di governance si è rivelato molto efficace nella fase di stesura del piano strategico: un patrimonio d’idee e progetti che ha permesso in questi anni di avviare numerose iniziative coerenti con un’unica visione di sviluppo nel rispetto delle peculiarità dei differenti territori.
A livello istituzionale, grazie all’attività svolta si è mantenuta una coerenza tra gli indirizzi stabiliti dal piano strategico e le programmazioni dei singoli comuni. A livello operativo l’assenza di un quadro definito di risorse umane e finanziarie non ha permesso la realizzazione di strutture condivise tra i vari comuni.
Tuttavia, questa rimane un’esperienza fondamentale da cui partire per avviare il processo che porterà alla definizione dello statuto metropolitano che spero possa iniziare al più presto.
Anzi, auspico che si verifichino al più presto le condizioni affinché io possa indire le elezioni del Consiglio metropolitano, nonché la convocazione della Conferenza metropolitana, con compiti statutari, nella speranza che l’articolo 23 del decreto sulla PA, in sede di conversione non subisca ulteriori modifiche.