Veramente sull’invito il punto interrogativo non c’era, ma a sentire le tante voci delle donne e degli uomini che abitano nel centro storico di Bari, il punto di domanda è più che giustificato. Nella città vecchia, infatti, da oltre trent’anni il problema della scarsa fruibilità di questo bene essenziale si ripresenta ogni anno in maniera sempre più drammatica. In questi giorni pare che l’acqua venga erogata solo nelle ore notturne, e per di più solo per una o due ore. Un tempo insufficiente a riempire anche le cisterne più piccole
Una vera emergenza alla quale Michele Fanelli ha avuto il merito di “tentare di dare risposta” riunendo, nel pomeriggio di mercoledì 19 giugno, in “assemblea pubblica” così come lui l’ha definita, tutti i soggetti interessati: le istituzioni, rappresentate da Mario Ferorelli Presidente della IX Circoscrizione San Nicola Murat, un rappresentante dell’Acquedotto Pugliese il Dr. Palumbo molto apprezzato per non essersi sottratto al “confronto”, ospiti qualificati per competenze specifiche come il PM dr.ssa Desirée Digeronimo e naturalmente i cittadini. Il clima dell’incontro è rovente, e non solo per i 30° gradi registrati in città.
L’esasperazione nella sala, gremita in ogni ordine di posto, esplode non appena Fanelli apre i lavori. C’è chi è stanco di aspettare e pretende una soluzione qui ed ora. “Paghiamo le tasse, paghiamo le bollette, perché l’acqua non ci viene data” grida qualcuno; “devono aumentare la pressione delle tubature. Io abito al piano rialzato e non arriva, figuriamoci al primo o al secondo piano” grida un altro. Tra le tante si alza forte la voce di uno che dimostra di conoscere come stanno le cose “ non è possibile aumentare la pressione altrimenti le tubature scoppiano perché sono vecchie e non ce la fanno”. Come stanno veramente le cose, difficile saperlo. Negli anni si sono succeduti studi ed ipotesi di lavoro come quella di creare delle maxi cisterne a servizio della città vecchia o un by pass ma poi nulla si è fatto. E allora “… non resta che fare una denuncia alla procura della Repubblica per interruzione di pubblico servizio” urla una voce. “Si ma chi dobbiamo denunciare chiede una signora”. Ecco allora provvidenziale l’intervento del PM Desirée Digeronimo che chiarisce i termini della questione. “ Non è appropriato parlare di interruzione di pubblico servizio – dice – in quanto occorrerebbe dimostrate il dolo di colui che interrompe il servizio. Al limite l’ambito legale è quello civilistico anche se sarebbe preferibile affrontare la questione in modo sinergico tra tutti i soggetti pubblici e privati coinvolti, occorre semplicemente rimboccarsi le maniche e lavorare sodo”. A questo punto prende la parola un avvocato che ipotizza gli estremi di una class action. Al termine dell’assemblea risposte precise non ce ne sono ma si avverte forte la sensazione di una volontà comune di affrontare la questione e trovare una soluzione. Anche le pagine del nostro giornale sono a disposizione di tutti coloro che, presenti o meno alla riunione di mercoledì 19 giugno, hanno soluzioni immediate per mitigare in tempi brevissimi il disagio di questi giorni aggravato dalle temperature torride e, magari, indicare soluzione che appare francamente non più rinviabile.
Massimo Pellicani