Oggi si è spento, in seguito a un’infezione polmonare, il regista giapponese Nagisa Oshima che dopo una collaborazione giovanile con registi come Kobayashi (Harakiri 1961, L’ultimo samurai 1967, La condizione umana 1959-61) esordisce negli anni ’60 con Racconto crudele della giovinezza. Una storia di due giovani studenti (la ragazza più giovane verrà violentata dal suo compagno) senza prospettiva né protendimento tra bene e male. I due si lasciano assorbire dalla corruzione della società misera tra vicende di adescamento di vecchi danarosi, stupri, aborto e risse in sequenze che non lasciano posto a moralismi ma diventano il vetro attraverso cui Oshima presenta una realtà col suo squallore.
Sulla fine degli anni ’60 dirige L’impiccagione, dai rimandi al teatro di Brecht e Beckett, dai dialoghi assurdi, scene prive di concatenamenti logici e sequenziali. Nel ’76 dirige Ecco l’impero dei sensi in una coproduzione francese. La pellicola tratta da una storia di cronaca racconta il legame sessuale di una cameriera e del suo padrone che diventano schiavi dei ripetuti amplessi di cui hanno spasmodico bisogno, annullando la quotidianità e le sue incombenze. Giungono perfino a unirsi sessualmente anche in pubblico o in presenza di persone. Ma il loro legame, come bisogno di unione sessuale, si concluderà con l’ultimo amplesso fatidico per lui che subirà, dopo la morte, la recisione del suo fallo conservato dalla donna fino all’arrivo della polizia. Il film è stato censurato in Italia e, attualmente, è considerato un manifesto del cinema erotico.
Oshima ribalta con le sue pellicole il cinema orientale, mostra un lato della società nipponica tanto esistente quanto celato e nel 1983 firma, sempre in una coproduzione inglese, Furyo che vede come protagonisti David Bowie e Ryuichi Sakamoto celebre autore della nota colonna sonora del film (e di altre come Il tè nel deserto e L’ultimo imperatore di Bertolucci). IL regista affronta il tema dell’omosessualità nascosta poiché non coincide con il codice d’onore giapponese e il tema dell’amicizia tra le differenze culturali tra occidentali britannici e giapponesi.
L’ultimo suo film come denuncia della collusione tra potere ed erotismo è Tabù-Gohatto, presentato nel 1999 al Festival di Cannes. Oshima denuncia l’indenunciabile e lo fa senza pretese moralistiche ma facendo scorrere, sotto gli occhi degli spettatori, una realtà presente da sempre, e oggi alla ribalta con teatrini tra politici e soubrette, anche della nostra realtà tutta italiana.
Giusy Raco