E’ stata dichiarata morta all’1:31, di martedì 13 gennaio, sette ore e mezza dopo l’orario originariamente previsto, dopo aver ricevuto un’iniezione letale nel complesso carcerario federale di Terre Haute, nell’Indiana, USA, Lisa Montgomery.
La donna era stata condannata a morte per aver strangolato una donna incinta, Bobbie Jo Stinnett, nello stato del Missouri e aver letteralmente tagliato la bambina dal suo grembo. Era il 2004. La piccola si salvò, ma per la madre non ci fu niente da fare.
Sin dal primo momento la difesa ha puntato sull’infermità mentale mettendo in rilievo i danni psicologici riportati dall’imputata per gli abusi subiti durante l’infanzia. Kelley Henry, legale di Montgomery, ha espresso la sua delusione per gli eventi della giornata, affermando che il governo federale ha violato la Costituzione, la legge e il proprio regolamento per eseguire la condanna della sua cliente. “La vile sete di sangue di un’amministrazione fallita stasera era in piena mostra. Tutti coloro che hanno partecipato all’esecuzione di Lisa Montgomery dovrebbero provare vergogna”, ha detto in una dichiarazione fornita alla rete Usa Today, aggiungendo: “La nostra Costituzione vieta l’esecuzione di una persona che non è in grado di intendere e di volere, ma l’hanno uccisa comunque”.
Solo poche ore prima dell’esecuzione, il tribunale presieduto dal giudice Patrick Hanlon ne aveva concesso la sospensione temporanea, ma poco prima della mezzanotte ora locale, la Corte Suprema degli Usa ha dato il via libera, respingendo i ricorsi degli avvocati della donna.
È stata l’11esima esecuzione di una condanna a morte da luglio, quando il presidente Donald Trump le ha ripristinate dopo ben 17 anni. La prima donna ad essere stata messa a morte negli ultimi quasi 70 anni.