Uno schiaffo sonoro alla burocrazia della sanità pugliese, all’assessora Gentile (medico!) ed a qualche solone della oncologia intervenuto in soccorso della responsabile politica della Regione Puglia con la tesi che la Cyber Knife non era affatto sicura. A curarsi quindi lontani da Bari e dalla Puglia, e lo diciamo con forza, perchè il caso di Angela Bianco è soltanto la punta di un iceberg di questa nostra sanità malata a cui la nostra magistratura benevolmente non guarda. Lungaggini, incertezze, “stimoli”, commissioni di saggi,intoppi procedurali, liste di attesa bibbliche, ospedali in misterioso disfacimento (osp. Di Venere), forse interessi baronali, sono appunto il corollario di quest’altra storia che ha visto una donna (Angela Bianco) affetta da un tumore al cervello e incinta a 27 settimane (?), che vive a Salerno, mettere in atto il solito peregrinare di chi si rende conto di essere stata colpita da una sventura con poche ipotetiche possibilità di salvarsi., con una bimba in grembo in fase di arrivo e dover decidere se decidere di morire o di fare morire la sua creatura. Prima accede al meraviglioso mondo di internet che le indica il nome di un esperto oncologo di Milano che le indica a Bari un’unica possibilità di salvezza per se e per la sua bambina con un macchinario che è in funzione a Bari, il cyber knife, presso una clinica di Bari. Da quel momento sono iniziate le peripezie di questa povera donna e le difficoltà burocratiche fino alla disperazione di chi non poteva attendere oltre. All’improvviso, dopo sterili e pretestuose polemiche Angela Bianco all’improvviso sparisce da Bari e questa mattina apprendiamo con grande gioia da Telenorba che in un ospedale di Atene Angela è stata operata, che è salva e la sua felicità sarà coronata dalla nascita della sua sicuramente bellissima che sarà sicuramente un monito per tutti noi ed un invito alla speranza. Nel frattempo alla sanità pugliese non resta che riflettere e con un pò di coraggio, anche di vergognarsi di procedure burocratiche assurde ed impunite dalla magistratura.
Lucio Marengo