Il “vissero per sempre felici e contenti” vi spaventa? L’idea di un vincolo eterno vi mette i brividi? Non vi preoccupate, da oggi la precarietà non è soltanto lavorativa: l’incertezza e la temporaneità diventano anche matrimoniali con le nozze “a tempo determinato”.
Riuscire ad ottenere un contratto a vita, o comunque a tempo indeterminato, oggigiorno è cosa assai difficile e il matrimonio non fa eccezione, in questo periodo di crisi economica e sociale, che ha investito il nostro paese facendo crollare anche le nostre più piccole certezze. E quindi il matrimonio, viene sostituito da un comodo contratto biennale che lascerebbe vie di scampo in caso di ripensamenti. Ad oggi è difficile trovare l’anima gemella, che sia quella giusta, da non cambiare più. E anche nel caso in cui l’abbiate trovata ci sono da mettere in conto una serie di fastidiose e pericolose variabili: il mutuo, la casa, il lavoro, l’affitto, la crisi, i bambini, le scuole, l’auto. Troppi motivi per iniziare ad avvertire il viluppo soffocante di un nodo sempre più stretto.
A questi problemi fanno fronte i matrimoni a tempo determinato che stanno spopolando nella Città del Messico.
Con questo tipo di contratto matrimoniale, le nozze durerebbero solo due anni, dopo i quali o ci si separa o si rimane insieme per un altro po’ di tempo, rinnovando il contratto. In questo modo, la scelta sarebbe sempre volontaria e razionale ed i due sposi rinnoverebbero il loro amore o si separerebbero senza troppi disastri. Si eviterebbero i divorzi lampo, le spese del tribunale e anche il panico psicologico dell’espressione “per sempre” o “addio” o, ancora peggio: “E ora?”.
La deputata Lizbeth Rosas Montero del Partido de la Revolucion Democratica (Prd), è una ferrea sostenitrice di questa trovata, e afferma: “La riforma favorirà una relazione di coppia più sana e armonica, e aiuterà a ristabilire il tessuto sociale e la stabilità della famiglia. Due anni di vita di coppia è un tempo minimo che già permette di capire com’è la vita a due. Se si rinnova significa che c’è intesa, che le regole della vita insieme sono chiare e che entrambe i coniugi hanno capito quali sono i propri diritti e doveri”.
Non tutti la pensano così: gli esponenti della Chiesa Cattolica sono molto contrariati perché “è un disegno di legge non conforme alla natura del matrimonio”.
In questo caso la precarietà è un vanto, perché mal che vada, se proprio i litigi sono troppi, il bucato non è steso bene e le camicie non sono in ordine, dopo due anni si può sempre trovare qualcosa di meglio!
Chiara De Gennaro