La Giunta dell’Unione delle camere Penali italiane, con delibera del delibera del 20 luglio 2012, ha indetto l’astensione dalle udienze per i giorni 17, 18, 19, 20, 21 settenbre p.v. cui aderisce anche – tra le altre – la Camera Penale di Bari.
Le motivazioni che sostengono tale iniziativa, sono costituite dalla critica ad iniziative governative in materia di giustizia.
In realtà tali critiche e perplessità (per così dire) sono state avanzate da tempo dall’Organo Associativo (cui aderivano le camere penali distrettuali, ivi compresa la Camera Penale di Bari), cfr. precedenti delibere del 24 ottobre, 30 novembre e 21 dicembre 2011 nonché quelle del 15 e 25 gennaio e del 5 e 9 luglio 2012.
Si evidenzia, infatti,
il ritardo nella riforma dell’ordinamento forense (dopo l’approvazione in Senato del novembre 2010, non è ancora stata licenziata dalla Camera) che è fondamentale per la corretta esplicazione del diritto di difesa e per il riconoscimento della specializzazione forense; che attuerebbe il diritto dei cittadini ad avere un difensore penale realmente adeguato al ruolo;
il chiaro intento, in primo luogo del Governo, di “boicottare il cammino della riforma e disciplinare la materia con atti di legislazione secondaria, attraverso potestà regolamentare”, nonostante appelli dell’Unione delle Camere Penali volti ad evitare una “confusione normativa” e lo “spossessamento della propria funzione legislativa al Parlamento;
che anche in tema di riforma delle circoscrizioni giudiziarie, su cui pure non vi è pregiudiziale opposizione dei penalisti, si sono ignorate le osservazioni di alcuni Fori su particolari situazioni territoriali, dovendo ripensare l’intervento, con una ridefinizione delle circoscrizioni intelligente e non operata attraverso mere soppressioni lineari;
che “appare oramai accantonata la riforma costituzionale della giustizia e continua a rimanere lettera morta il principio di terzietà del giudice”, e che tale prospettiva “alimenta le storture evidenziate quotidianamente dalla cronaca giudiziaria e politica, legate alle invasioni di campo di alcuni magistrati e di alcuni uffici di Procura, alla mancata verifica giurisdizionale sui tempi e sulle finalità delle indagini preliminari, all’abuso delle intercettazioni e della custodia cautelare”;
che “l’applicazione delle norme in tema di libertà personale, di tutela della riservatezza delle comunicazioni, di diritto di difesa e di funzione rieducativa della pena, appare oggi più che mai in palese violazione degli artt. 13, 15, 24 e 27 della Costituzione, soprattutto a causa di prassi elusive ed interpretazioni ispirate a malintese esigenze di difesa sociale”;
delle “ripetute violazioni del segreto di indagine e la costante inosservanza delle norme che regolano la pubblicazione degli atti”, il che produce una “situazione assolutamente anomala e del tutto sconosciuta nei moderni sistemi di democrazia; – che continuano a verificarsi compressioni del diritto di difesa, e non si interrompe il fenomeno degli ascolti illegittimi delle conversazioni tra avvocati ed assistiti”;
la situazione di “evidente illegalità in cui versano le carceri italiane costringe i detenuti a vivere in condizioni indegne di un paese civile” e che su tale emergenza “incide in maniera rilevante anche il già ricordato abuso della custodia cautelare utilizzata quale incostituzionale anticipazione di pena”; nonostante il “riconoscimento della drammaticità della situazione, nessun provvedimento realmente efficace è stato emanato al riguardo e, purtroppo, non sono infrequenti i casi di maltrattamenti nei confronti di persone arrestate o detenute”;
che anche la disciplina delle intercettazioni delle comunicazioni da anni non riesce ad essere approvata nonostante l’evidente, insostenibile situazione.
Ci auguriamo che almeno stavolta queste “sollecitazioni” possano trovare nel Governo un’interlocutore disposto a confrontarsi con chi svolge, il sottoscritto compreso, questo mestiere.
Edgardo Gallo – avvocato