Che tempi per il nostro Paese! Si rispolvera il razzismo per oscurare probabilmente i veri problemi o raggiungere addirittura fini non meglio precisati.
Indubbiamente lo spettacolo a cui assistiamo giornalmente nei confronti di chi è semplicemente “diverso” è indecente e non ha giustificazione alcuna. A turno viene preso di mira chi ha un diverso colore della pelle, un diverso orientamento sessuale, una diversa abilità fisica o psichica, un diverso orientamento religioso, una diversa forma di bellezza estetica. Basta essere diversi per essere oggetto di squallide discriminazioni.
Ma diverso da chi, da cosa?
Ma perché le persone “bianche” sono uguali? O gli eterossessuali sono identici? O i cosiddetti normodotati hanno le stesse qualità e capacità?
Girando per le nostre città non è difficile imbattersi in uomini e donne con idee diverse, con principi etici, morali, culturali, ideologici non omologati. Ma questo è il bello delle società multietniche e multiculturali. C’è tanta ricchezza nella diversità! Chi è colto e sensibile, coglie e valorizza queste preziosità.
Tornando alle vicende nazionali, che un senatore leghista, vicepresidente del Senato, apostrofi in modo razzista un Ministro della Repubblica che lavora per l’integrazione culturale, per poi chiedergli “umilmente” scusa, non merita neanche un commento.
E’ legittimo pensare che una frase buttata lì non sia casuale o addirittura non spontanea? Si sa che nella politica nulla nasce per caso. E a volte, una sortita pubblica può rientrare in strategie finalizzate a qualcosa.
A cosa, dunque?
E’ ovvio che la sfera di cristallo non ce l’ha nessuno. Noi possiamo fare giusto delle ipotesi.
Indubbiamente oggi in Italia c’è una classe dirigente che mai come in questo momento ha toccato il fondo in quanto a credibilità sociale. Anzi, appare spesso mal voluta dal popolo, perdente sul piano della gestione di quel potere che un tempo deteneva con una sfacciata disinvoltura. I politici oggi si sentono addirittura minati nelle loro posizioni di egemonia. I partiti infine al loro interno non hanno più i ranghi serrati come una volta, sono molto “liquidi”.
Rispolverare sentimenti razzisti può essere uno strumento per rafforzare posizioni di dominio, consolidare rapporti sociali gerarchici, serrare i ranghi all’interno di certi partiti o addirittura distogliere l’attenzione pubblica da quelli che sono i veri problemi del Paese.
Del resto, gli storici lo insegnano, il razzismo moderno nasce con il colonialismo. Nelle economie capitalistiche figlie del colonialismo e dell’imperialismo, il razzismo ottiene una sua “sistemazione interna quasi definitiva e occupa una posizione centrale all’interno del funzionamento del sistema dei rapporti sociali” (cfr. Fabio Perocco e Marco Ferrero – Razzismo al lavoro, Franco Angeli, 2012)
Studiare la storia è importante perché aiuta a capire.
Le società fortemente gerarchizzate hanno spesso bisogno, in modo funzionale, del razzismo per consolidare i rapporti di forza esistenti fra i ceti e garantire alla classi dominanti un certo potere e una certa libertà di movimento.
Quando i dirigenti si sentono minacciati nell’esercizio di quelle prerogative di potere, che avvertono come assolutamente peculiari al loro ruolo, devono ricorrere a quegli strumenti che ne rafforzino le leaderships.
Spruzzare olezzi razzisti sulla società italiana, composta in questo momento da sacche di “poveri cristi” che ogni giorno devono lottare per sopravvivere, aiuta a consolidare principi di diseguaglianza che in nome dell’istinto di sopravvivenza appaiono agli occhi dei più quasi legittimi. Ognuno si sente insidiato dal qualcun altro e quindi, in particolar modo, da chi è “diverso”.
Papa Francesco, proprio in questi giorni, durante la GMG in Brasile, a proposito dei dirigenti ha dichiarato: “Il senso etico dei dirigenti è una sfida storica senza precedenti, la leadership sappia scegliere per il bene comune. Il futuro – dice il Papa- esige da noi una visione umanista dell’economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente, eviti gli elitarismi e sradichi la povertà”. Ai politici, imprenditori e sindacalisti dice infine: “Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo”.
Non vi è società civile senza dialogo.
Usare posizioni di dominio o prestigio per inquinare la società con idee spazzatura significa essere irresponsabili. Esprimersi pubblicamente con frasi che incitano all’omofobia, all’odio razziale o a qualsiasi altra forma di discriminazione sociale, significa fecondare continuamente la mamma dei cretini, che purtroppo in questo modo resterà sempre incinta!
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it