Nicola Fratoianni, parte del Coordinamento Nazionale di SEL e della Giunta Regionale in cui si occupa di giovani, fondi europei e immigrazione è, attualmente, candidato di Sinistra Ecologia e Libertà alla Camera.
Quali sono gli interventi a cui la Sua lista vuole dare priorità? E, in particolare, quali nel Sud Italia? “Innanzitutto, la prima cosa che riteniamo necessaria in questo momento è lavorare all’introduzione in Italia di una normativa che preveda una forma di sostegno del reddito (reddito di cittadinanza, reddito minimo). E’ curioso che, mentre in tutta Europa esistono, seppur con modalità diverse, normative che consentano ai giovani disoccupati e precari o disoccupati a lungo corso di avere un sostegno al reddito che garantisca un’autonomia, l’Italia, assieme alla Grecia, è l’unico Paese in cui ancora non esiste. Un’altra questione rilevante riguarda l’impianto delle politiche industriali e di sviluppo. E’ chiaro che questo Paese non può continuare a lavorare con la “testa all’indietro” senza avere una visione di sviluppo e di crescita. Una partita molto grande va a coinvolgere le energie, in particolare una politica energetica che favorisca in modo sistematico lo sviluppo di energie alternative, con le politiche di cura del territorio. […] Un piano straordinario che preveda l’apertura di cantieri e, da un lato dia lavoro e occupazione e, dall’altro però investa sulla sicurezza del territorio. Questo rappresenterebbe tanto per il Paese e, per il Mezzogiorno che è l’area del Paese che, sul piano occupazionale, vive la crisi nel modo più devastante. […] La terza questione riguarda l’investimento in cultura, formazione e ricerca. C’è bisogno di investire sulla qualità della produzione, in ricerca, innovazione ma, anche e soprattutto in scuola e formazione. A queste, aggiungerei un investimento sulle politiche per i giovani. La Puglia ha un’esperienza da esportare, perché questa è una regione nella quale molte di queste cose sono state fatte concretamente”.
Francia e Inghilterra hanno da poco manifestato il proprio consenso ai matrimoni omosessuali. Come vede, a proposito, il Nostro Paese? “Noi siamo nel Medioevo. E’ incredibile che nel 2013 ancora si possa solo immaginare che ci siano persone che solo per il loro orientamento sessuale abbiano meno diritti degli altri. E’ inaccettabile”.
Alla luce degli ultimi fenomeni in cui abbiamo assistito ad un berlusconismo che si credeva tramontato e alla nuova corrente dei grillini, come vede il futuro della politica ed, in particolare, quello dei partiti? “Per un anno, un governo tecnico che ha dato continuità alle politiche di fondo della destra italiana ha consentito che gli italiani dimenticassero quali erano le responsabilità della crisi, del malgoverno, perfino della degenerazione culturale, etica, morale in cui il Paese è precipitato, e questo è un grande guaio. Per Grillo la questione è diversa. Credo che nel M5s ci siano tante cose diverse fra loro, ci siano ottime persone che si occupano in modo assolutamente integro dei problemi del territorio, che guardano alla politica come servizio e hanno incanalato e colto un disagio vero del Paese nei confronti di una politica incapace di dare delle risposte. Però, non posso non vedere in Grillo, il megafono di questo movimento. Lui impedisce a chiunque dei suoi di andare a confrontarsi non solo in una trasmissione televisiva ma anche in un dibattito politico. A me questo spaventa molto. L’idea che la politica sia una semplificazione, l’idea che tutti sono uguali, l’idea che basta una battuta più o meno volgare per immaginare il futuro e che si possa pensare alla politica come un luogo delle affermazioni unilaterali senza domande e senza confronto, mi ricorda molto un impianto autoritario, e a me gli impianti autoritari spaventano sempre. Mentre, il ruolo dei partiti è un ruolo importante a patto che essi si impongano il problema di organizzarsi, di essere nuovamente un fattore di organizzazione della democrazia. Non lo sono più stati per molto tempo però, è evidente che ad oggi, continuo a non vedere una forma alternativa e continuo a non vedere uno strumento che, diversamente dal partito e meglio del partito, riesca a svolgere questa funzione”.
In questa campagna elettorale poco si sta parlando di due aspetti fondamentali: cultura e giovani. Di cosa hanno bisogno, attualmente, questi ultimi? “La cultura e i giovani sono due cose legate tra loro. E’ incredibile che l’Italia sia il Paese che detiene la maggioranza dei beni culturali di pregio al mondo e abbia una capacità di far fruttare questo tesoro immenso minore della Germania. E’ il risultato di anni e anni in cui le classi dirigenti ci hanno ripetuto che la cultura in fondo è una cosa marginale e con la cultura non si mangia e, questa cosa, oltre che essere una bestialità, è anche falsa. In Puglia, per esempio, abbiamo molto lavorato su questo fronte e abbiamo dimostrato che investendo risorse in modo intelligente sul cinema, sulla musica, sulla rete dei teatri, non solo si fa una cosa buona per lo spirito delle persone e per l’educazione di una società ma si fa anche un’operazione di dinamizzazione economica perché attorno agli investimenti culturali nascono lavori, occupazione e si sviluppa il turismo. Sulla cultura bisogna investire perché è una grande leva di promozione del territorio, sviluppo e costruzione di nuove forme di lavoro. Per quanto riguarda i giovani, oggi se ne parla come “bamboccioni” o choosy. Se i giovani non trovano lavoro è perché l’economia è ferma, perché le imprese sono vecchie. Non si ricerca, non si rinnova. Bisogna costruire delle politiche per i giovani che abbiano razionalità e che parlino ai giovani. Un esempio fondamentale è il programma Bollenti Spiriti, con cui abbiamo messo in campo una grande operazione di finanziamento della cultura giovanile. Dobbiamo, a livello nazionale, costruire un piano per i giovani, che si inventino nuove strade, che si lavori sulla creatività giovanile, sul talento, sulla capacità di innovazione mettendo a disposizione gli strumenti. Si fa presto a dire “bamboccione” ma, se non si ha un lavoro o se ne ha uno precario o si effettua uno stage non pagato nonostante uno sia laureato e abbia un master, voglio sapere come fa a prendersi una casa in affitto, con quali soldi è in grado di pagarla. Resta allora con i genitori. Se noi avessimo una forma di sostegno al reddito noi avremmo immediatamente una generazione che, da essere dipendente, diventa autonoma”.
Cosa cambierebbe della politica di oggi? “Cambierei molto. Innanzitutto cambierei questa modalità per cui la politica di oggi è una cosa che parla a sé stessa. La politica deve tornare ad essere uno strumento utile a cambiare la vita delle persone. Questo vuol dire cambiare i partiti e riorganizzarli. La grande storia dei partiti di questo Paese è una grande storia perché essi avevano utilità sociale. I partiti insegnavano a leggere agli operai e ai giovani. Era una scuola, uno strumento che nel territorio difendeva i tuoi diritti, aiutava a risolvere i problemi, si organizzava nei luoghi di lavoro. Oggi tutto questo è largamente scomparso. Bisogna ricostruire la “politica come servizio” cioè, la politica utile alla vita delle persone. […] La politica che oggi domina la scena è una brutta politica. Bisogna ricostruire una buona politica e cambiarla significa cambiare la cultura delle classi dirigenti, di tutte però. La necessità di riformare il Paese va di pari passo con la riforma della politica, le due cose non possono essere separate. La politica è uno specchio che rifrange l’immagine del Paese”.
Samanta Zagaria