A 24 ore da un pur portentoso nubifragio accade che Senigallia (le foto sono di ieri, oggi vi sono”solo” fango e detriti), cittadina turistica delle Marche con 40.000 abitanti, sia ancora senza energia elettrica e telefono.
Con due vittime sullo stomaco e l’ennesimo pre-annunciato e post-irrisolto guaio targato mancata protezione idrogeologica, l’Italia si arrovella in queste ore in dibattiti farciti di omicidi tentati a sfondo calcistico mentre si consuma l’ennesima tragedia da mancata manutenzione e dunque fallimentare gestione politica della cosa pubblica.
Ci si fregia di fotovoltaico e fibra ottica (il primo in grossa mano a privati, il secondo in fase d’asta, parrebbe per fortuna al momento rimandata) ma resta l’evidenza di un paese che ha messo sul mercato la gestione di infrastrutture essenziali che in uno Stato Civile dovrebbero essere Ente per eccellenza.
Quando vi era l’Ente Nazionale per L’Energia Elettrica e la Società Italiana per le Telecomunicazioni probabilmente i nostri avi rimanevano qualche ora senza luce o telefono per manutenzioni in corso magari legate a potenziamenti.
Oggi, tra gestori rete e gestori servizio, immaginiamo già la fiumana di carte che rimbalzeranno qua e là, in un Paese incapace di riprendere le redini del proprio destino, in un Paese nel quale il diritto a servizi essenziali è solo una patina plastica che nasconde un contratto commerciale in triplice copia dove, in caratteri formato 4, una minuscola clausola da qualche parte forse giustifica una mancata erogazione per cause di forza maggiore, secondo le solite informate (e spesso azzeccatissime) malelingue legate ai costi di manodopera Domenicale.
Dubbi, ragiona su un redattore qualsiasi.
Nel frattempo, una città di bambini, famiglie, anziani, persone, è senza luce e telefono.
Nel 2014.
Buona Domenica Italia.
Roberto Loporcaro