MARINA DI GINOSA – Come ben si sa, il caporalato è un fenomeno terribilmente diffuso nella realtà agricola pugliese. Frequenti, infatti, sono i casi in cui braccianti di origine maghrebina od orientale sono obbligati lavori estenuanti, a condizioni estreme.
Ultimo cronologicamente è il caso di Ginosa. I carabinieri della stazione di Marina di Ginosa (Taranto), infatti, e del Nucleo Ispettorato del Lavoro (Nil) hanno eseguito un’indagine sul titolare di un’impresa agricola e di un collaboratore, il quale avrebbe fatto da ‘caporale’ per quanto riguarda il reclutamento e il trasporto dei braccianti.
Le due persone sono accusate di intermediazione illecita del lavoro di 35 rumeni, i quali erano obbligati a condizioni di lavoro estremamente svantaggiose, senza alcun rispetto della normativa giuslavoristica e di sicurezza sul lavoro. Al contempo, sono stati eseguiti sequestri per un valore di circa 300mila euro.