Esattamente 41 anni fa usciva nelle sale italiane uno dei più grandi capolavori di Ettore Scola. 1954-1974: tre ex partigiani dopo aver vissuto sulla propria pelle il secondo conflitto mondiale si rincontrano e si riallontanano in un susseguirsi di eventi. E’ il dopoguerra italiano e Gianni (Vittorio Gassman), Nicola (Stefano Satta Flores) e Antonio (Nino Manfredi) sono i tre amici protagonisti del film cult “C’eravamo tanto amati” (1974) diretto da Ettore Scola. La pellicola, che rientra tra i più straordinari esempi di commedia all’italiana, ripercorre circa 30 anni della storia d’Italia a partire dal secondo dopoguerra del quale vengono messi a nudo illusioni, speranze, delusioni. In questo senso i tre amici, diversi tra loro a livello ideologico, sono una chiara rappresentazione dei tre volti dell’Italia dopo il conflitto mondiale. Gianni è il simbolo dell’idealismo sceso a compromessi con il denaro: sposa infatti la figlia di un uomo ricco e disonesto, tramite il quale potrà fare carriera. Nicola invece nel suo ostinato intellettualismo, rincorre rivoluzioni mancate che lo portano a perdere la famiglia e il lavoro, finendo infine per scrivere recensioni cinematografiche (per di più firmate “Vice”) su svariati giornali. Antonio diventa espressione del partito comunista, pronto a battersi e a non svendere i propri valori. Tra loro ruota la figura di Luciana (Stefania Sandrelli) la quale, dopo essere entrata in contatto intimamente con ognuno dei tre amici finisce per premiare Antonio, colui che non l’ha mai tradita e che l’ha amata fin dal primo momento. Un triangolo amoroso ricorrente quindi, con uno scambio continuo di pedine: tematica che Scola aveva già affrontato nel precedente “Dramma della gelosia” (1970). L’amarezza di fondo e l’evidente umorismo critico consegnano allo spettatore di ieri, oggi e domani un rifugio ancora autentico: il cinema. Un gioiello della cinematografia italiana, un racconto dell’Italia di sempre reso concreto attraverso un film dall’impostazione fortemente teatrale e dal sempre vivo potere del cinema: tutto questo è C’eravamo tanto amati.
Antonella Lobraico