Una proposta choc, una di quelle proposte buone per parlarne sotto l’ombrellone sotto il solleone e riscaldare ulteriormente gli animi dei politici.
È quella del Presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, che propone la chiusura degli Atenei di Bari, Messina e Urbino.
Lo ha fatto tramite il social network Facebook così tanto di moda anche tra i politici per lanciare ogni tanto sassolini nel ristagno stagionale delle redazioni giornalistiche.
La proposta è scaturita dopo un articolo uscito sul Corsera a firma di Francesco Giavazzi che in un editoriale parlava di tagli alle spese possibili, tra cui le corporazioni universitarie.
“Anche io, come Giavazzi, crederò che il governo sia impegnato a ridurre le spese (per ridurre le tasse) quando Letta e Saccomanni si recheranno a Bari, Messina o Urbino per spiegare che la chiusura di quelle tre Università (in fondo alla classifica dell’Anvur) è nell’interesse dei loro figli. Non è frequentando una fabbrica delle illusioni che ci si costruisce in futuro”.
Il governatore Chiodi ha poi aggiunto che negli Stati Uniti “anche un obamiano di ferro qualche tempo fa ha chiuso una cinquantina di scuole pubbliche scadenti. Si deve favorire un percorso di imitazione in senso qualitativo.
Altrimenti la scadente qualità continua ad essere tollerata se non perseguita per altri fini: baronie, posti di lavoro assistenziali che alla lunga peggiorano il sistema”.
Non si è fatta attendere la risposta del Rettore barese, Petrocelli che invita a guardare la qualità dei docenti e dei laureati.
Quella di Chiodi, chiude, il rettore dell’Università “Aldo Moro” di Bari, è ”una visione strumentale nel momento delle iscrizioni”.
Scommettiamo che non tarderà la controreplica dello stesso Governatore abruzzese il quale dirà di essere stato frainteso? Intanto il sassolino è stato tirato, la polemica innestata, la risonanza mediatica assicurata.
Andrea Alessandrino