Veniamo da tempi in cui un determinato sistema mediatico ha esaltato e proposto incessantemente modelli e stereotipi egoistici ed individualistici, bombardandoci di immagini, personalità e stili di vita incentrati sul tornaconto personale, sul guadagno, sulla teoria dell’utile, su tutto ciò che, partendo da noi, può tornare a noi. Hanno inculcato nel nostro immaginario collettivo il desiderio e la brama di un paradiso dorato ed effimero in cui tutto ha un prezzo ma non un valore, in cui tutto si può ottenere ma non si può possedere. Il risveglio è stato brusco e doloroso e ha portato tutti noi ad una depressione collettiva e ad un incattivimento generale che si riscontra ovunque: nella realtà, dove sono aumentati i casi di violenza e illegalità ma anche sui social network (che ormai stanno sostituendo pian piano le nostre piazze, i nostri luoghi, i nostri incontri) dove la negatività ed il malcontento spesso regnano sovrani.
Ci si lamenta di una situazione sgradevole, indesiderata e spesso soffocante, che si fa fatica ad accettare ma che, effettivamente, non si fa nulla per cambiare o annientare. Eppure, paradossalmente, è questo il momento della riscossa, del risveglio collettivo, della rivincita sociale. È questo il momento in cui possiamo (e dobbiamo) riappropriarci del nostro status (privilegiato) di cittadini. Il conseguimento dello status di Cittadino romano, ad esempio, fu considerato a lungo un privilegio e l’aspirazione ad esserlo, da parte degli abitanti delle zone sotto il dominio romano, fu anche oggetto di aspre contese tra Roma e le altre popolazioni italiche. Il cittadino, meglio ancora se “attivo”, non gode tuttavia soltanto di diritti. Ha anche precisi doveri nei confronti del proprio Paese ed è tenuto a partecipare delle vicende e delle sofferenze della propria città, in particolare. È in questo preciso momento storico che ciascuno di noi dovrebbe riconsiderare la propria posizione di cittadino attivo e cominciare a “vivere” il Paese politicamente, economicamente ed a livello sociale, attraverso quegli straordinari mezzi anche (e soprattutto) mediatici che il progresso tecnologico oggi ci offre. Siamo quotidianamente immersi in una collettività attiva, ormai tristemente abituata a comunicare in modo passivo. I media ci connettono, ci collegano e ci avvicinano ma non dimentichiamoci mai di incontrarci “realmente”. Lunga vita alla tecnologia, ai mezzi di comunicazione, alle chat, ai social network, alla tv ed ai giornali dunque, se, grazie ad essi, facilitiamo l’incontro, il confronto e la partecipazione attiva.
Chiara De Gennaro