Colpi bassi contro la politica monetaria di Draghi? L’obiettivo dichiarato dal Governatore è chiaro: combattere la deflazione che rischia di trascinare il continente in uno scenario giapponese, ma proprio questo interventismo ha sollevato sempre più critiche soprattutto da parte tedesca. Hans-Werner Sinn, influente economista considerato tra i “falchi”, si è ad esempio spinto a dire senza mezzi termini che la “Bce si sta trasformando completamente in un’autorità di salvataggio e, di fatto, nella bad bank europea”. E oggi le minute pubblicate dal Nyt mettono in risalto proprio lo scontro tra il presidente della Bundesbank tedesca, Jens Weidmann, e gli altri membri del consiglio Bce.
“Le minute vedono Weidmann opporsi duramente ai salvataggi della Bce della franco-belga Dexia e di banche irlandesi, greche e spagnole”, si legge sul Nyt. Nel gennaio 2013, due mesi prima del pacchetto di salvataggio di Cipro, Weidmann lamentava invece il fatto che la Bce si sarebbe messa a rischio per salvare la Cyprus Popular Bank, un pacchetto cresciuto nel frattempo a 10 miliardi. “Inoltre, Weidmann criticò il valore dei collaterali accettati dalla banca definendoli inflazionati di almeno 1,3 miliardi di euro”. La presa di posizione di Weidmann scatenò una dura discussione tra i governatori delle banche centrali di Francia, Cipro, Grecia e Germania. Alla fine, come è noto, la linea del salvataggio prevalse, non senza ulteriori negoziazioni interne alla Bce, e malcontenti.
Questo avvenimento rappresenta una nuova, molto più preoccupante, fase, in cui le forze in campo si giocano la partita senza esclusione di colpi. Al centro della battaglia Mario Draghi, il suo mandato e il ruolo della Bce. In un continente sempre più fiaccato dalla prolungata crisi economica.
Massimo Pellicani