E’ finita la destra di Berlusconi. E’ finita una certa idea di destra. Il partito-azienda del Cavaliere, pur essendo da tempo in crisi, non ha avuto il coraggio di voltare pagina e ascoltare il battito cardiaco del popolo italiano. L’idea di un “unto dal Signore” che da solo “tocca e sana” è da tempo definitivamente tramontata. La ricerca spasmodica di una leadership in grado di catalizzare tutte le forze di destra in un partito “forte” già dal nome, non è stata in grado di contrastare dal un lato l’avanzata del centro-sinistra, dall’altro l’affermazione di movimenti che fanno dell’anti-politica il loro vessillo di guerra.
Sbaglia Forza Italia quando si affida ciecamente e indiscutibilmente a un Silvio Berlusconi sul viale del tramonto. Sbaglia la destra quando tenta di sostituire il padre-padrone, con la figlia-padrone. Una sorta di operazione nepotistica che non convince per niente gli italiani. Gli uomini di destra sono ancora ancorati a un sogno, quello di brillare di luce riflessa, emanata dallo strapotere di un signore che per vent’anni ha incantato tutto e tutti.
E’ tempo di svegliarsi: Berlusconi è finito e con lui il berlusconismo.
A livello locale, è mancato un forte radicamento con il territorio che andasse al di là degli slogan e delle demagogiche promesse. Sono mancati gesti concreti come l’ascolto e le risposte a quelle piccole e grandi istanze che giornalmente provengono dall’elettorato storico e dalla gente comune. Una campagna elettorale di successo non si improvvisa all’ultimo momento bisticciando sul nome del candidato sindaco e dividendosi le poltrone prima di fare i conti con l’oste.
Forza Italia non ha saputo (o voluto) intercettare il desiderio del popolo di riappropriarsi della politica attraverso i nuovi modelli di partecipazione. A testa bassa ha continuato a imporre dall’alto le proprie scelte attraverso i soliti uomini del Presidente, soprattutto quando altre parti di quel centro-destra che fu, nel frattempo si stavano organizzando in modo diverso. E’ mancata un’idea di politica comune che riuscisse ad armonizzare le tante anime sparse, spesso le une contro le altre armate. E’ mancata una visione politica condivisa che andasse al di là delle legittime aspirazioni individuali, capace di ascoltare e dare risposte.
E’ necessario dunque che la destra abbia il coraggio di dare vita a un nuovo movimento politico che possa raggruppare le sue tante anime. Un esempio potrebbe venire dal Partito Repubblicano americano o dal Partito Conservatore inglese, all’interno dei quali, attraverso modelli di partecipazione popolare come le primarie e i congressi, le diverse correnti del movimento scelgono, anche attraverso confronti schietti e sinceri, uomini e strategie che poi vengono comunemente accettati da tutti in un’indispensabile unità di partito.
Ci vuole una nuova classe dirigente con una visione politica alta e di sintesi, che vada al di là delle posizioni lobbistiche e dei piccoli interessi di bottega. Bisogna definitivamente archiviare l’idea che un uomo da solo possa dettare le scelte e i ritmi di partito. Ci vuole un’organizzazione corale, moderna, fatta da uomini che siano realmente espressione del territorio e che sappiano sempre anteporre il bene comune e il rispetto della dignità della persona alle aspirazioni di potere, ancorché legittime, dei singoli.
Antonio Curci