Alberto Bevilacqua è nato a Parma nel 1934.
Ebbi occasione di incontrarLo nel 1999 a Bari per la presentazione del Suo allora ultimo “sorrisi dal mistero” e di scambiare con Lui qualche parola.
Una giovane promessa della scrittura di circa ottant’anni, dopo aver interrotto in qualsiasi modo la presentazione con autoproclami, si fece infine largo tra la folla per procacciarsi l’autografo sul libro e mi passò davanti in coda quando era quasi il mio turno.
Io e Alberto ci guardammo – di quelli sguardi in cui passa una vita di cose viste alla stessa maniera – io non dissi nulla, lui non disse nulla.
Questa volta si svincolò velocemente dal canuto pseudo-scrittore e mi fece il gesto di andare avanti:
<< Come ti chiami? >>
<< Roberto >>
<< Meglio..la dedica viene più facile..scrivi? >>
<< Almeno quanto leggo >>
<< E cosa scrivi ? >>
<< Un po’ di tutto… sono partito dal Giornalino scolastico nell’82… poesie… storie… barzellette per la Settimana Enigmistica… insomma quello che capita…>>
<< Qual è il tuo ultimo lavoro ? >>
<< Beh, attualmente per campare faccio vari lavoretti..>>
Scoppiò a ridere, diventai rosso. Mi ripresi
<< Un romanzo sulle stragi del Sabato sera… ma la (omissis – nota casa editrice Italiana) me lo ha rispedito indietro con una lettera che dice di renderlo “Più sanguigno, più vivido, insomma più vero” >>
<< E tu che ne pensi? >>
<< Che vadano al diavolo. La storia è quella. Se hanno da rivederla che lo faccia un Editor. >>
Scoppiò a ridere mentre finiva la dedica su “Sorrisi dal Mistero”, che mi porse
<< Non diventerai forse mai uno scrittore, però probabilmente saprai scrivere meglio di molte meteore o – comunque – delle macchiette a ciclostile. Auguri Roberto. Siamo rimasti in pochi e ne abbiamo davvero bisogno. >>
Avevo ventitré anni e da allora l’ho incontrato di sfuggita forse un paio di volte, se non ricordo male al salone del libro di Torino.
E’ stato regista, narratore, sceneggiatore ma, chissà perché, pur con decine di migliaia di copie vendute e vincitore dei premi Bancarella, Campiello, Strega, Stresa, con più di quaranta romanzi e decine di poesie, forse nell’intimo non si era mai sentito davvero scrittore, specie in questi ultimi anni.
Forse nell’intimo, già dal finire del vecchio millennio, si era reso conto che l’Editoria in Italia è alla mercè di prodotti a ciclostile animati di pseudo-scrittori, di macchiette, di carriere di calciatori romanzate, ma soprattutto di un pubblico che – sferzato da tante avversità – non legge più.
Alberto Bevilacqua se n’è andato oggi, 9 Settembre 2013, a settantanove anni.
A me rimane il suo augurio, scritto con quelle vecchie penne stilografiche che ormai non usiamo più; diceva:
Lo giro – ringraziandolo ancora – all’Italia intera che nella sua professionalità ed estro ha così concretamente rappresentato, divenendo anche Cavaliere di Gran Croce .
Giro all’Italia che ha tanto amato, insomma, il Suo Augurio di ritrovare il successo, rubandogli quella frase rivoltami nel 99:
Io in qualche modo ho risolto, ma l’Italia ne ha nel complesso davvero bisogno.
Ciao Alberto
Roberto Loporcaro
roberto_loporcaro@virgilio.it