La Chiesa statunitense ha rivolto il suo sguardo sui social network. E’ giunto il momento di dare al mondo una nuova immagine di Chiesa. Un’immagine più comunicativa, meno “vecchia”, capace di parlare ai giovani in tempo reale. I vescovi USA, riuniti a partire dal 13 giugno nell’Assemblea dei Vescovi degli Stati Uniti d’America ad Atlanta, hanno pensato ad una strategia per rilanciare la visione della Chiesa in un mondo contraddistinto dalla velocità nella comunicazione.
“La nostra Chiesa non ha fatto un buon lavoro di comunicazione”, ha rimarcato il cardinale arcivescovo di Boston Sean Patrick O’Malley. Il riferimento è anche alla questione sugli abusi sessuali sui minori che ha visto tristemente protagonista proprio la Chiesa negli Stati Uniti. L’esigenza è quella “di insegnare al mondo in una maniera che non sia aggressiva ma attraente” ha affermato il vescovo di Spokane, Blase J. Cupich.
L’episcopato americano non ha ancora elaborato un programma dettagliato della nuova strategia, ma tra i punti in evidenza c’è una maggiore attenzione e apertura a Twitter e a Facebook. Si è anche annunciata la possibilità di avviare un social forum interno in cui l’episcopato possa confrontarsi sui grandi temi del magistero. Anche nella Chiesa molti sono concordi nell’affermare che “le sfide delle nuove tecnologie — ha osservato monsignor Wester — sono un’opportunità senza limiti per l’evangelizzazione”.
Lo scenario entro il quale i vescovi hanno discusso di comunicazione è stato ben più ampio.
La discussione ha prevalentemente riguardato la libertà religiosa, l’analisi degli eventi nazionali e internazionali, e le modalità attraverso cui i Vescovi devono continuare a informare l’opinione pubblica sulle violazioni dei diritti religiosi, negli Stati Uniti e all’estero. Centrale al riguardo è stata la disposizione del Dipartimento della Sanità e dei Servizi Umani degli Stati Uniti, secondo cui le istituzioni cattoliche devono fornire copertura assicurativa sanitaria ai dipendenti, i quali nel contempo sono tenuti ad obbedire ad alcune disposizioni contrarie ai principi della Chiesa cattolica (si parla di aborto, contraccettivi artificiali, sterilizzazione). La disposizione è stata annunciata lo scorso primo agosto 2011, come parte di una serie di regole dell’Health and Human Services (HHS), ma non è ancora entrata in vigore. I presuli hanno presentato un documento uscito nel marzo scorso dal titolo “Uniti per la libertà religiosa” in cui si rileva l’impossibilità da parte della Chiesa di condividere politiche che promuovono la diffusione dell’aborto e che sostengono la legalizzazione delle unioni tra persone dello stesso sesso. Hanno inoltre ribadito l’importanza e la protezione delle libertà, in modo particolare, quella religiosa.
Maria Raspatelli