Ho sempre sostenuto che abbiamo due modi di giudicare anche un atto criminoso; quando colpisce altri e quando invece coinvolge noi.
Avrei voluto vedere i due magistrati, quello inquirente e quello giudicante, alla prese con un rapinatore che ti spiana contro una pistola e minaccia la tua incolumità in un momento di concitazione ed in una frazione di attimi, avere la freddezza di agire razionalmente.
Condannare inequivocabilmente una persona che certamente non era un delinquente, ma che era stato già in passato vittima di rapine nei suoi esercizi commerciali, non deve essere stato facile, né voglio minimamente pensare che si sia trattato di una reazione all’ondata di solidarietà che lo stesso Balducci ha ricevuto da migliaia di persone prima che venisse emessa la sentenza, ma la severità del giudizio non può essere condizionata da fattori esterni che non possono influire sulla determinazione di applicare letteralmente la Legge.
Sicuramente dispiace che un giovane sia morto nel corso di una rapina; un giovane che aveva un posto di lavoro ma che non disdegnava compiere crimini, e quando ci si dedica a certe avventure pericolose,qualche volta può andare anche male.
Essere condannato a dieci anni di carcere per avere cercato di difendere la propria proprietà in casa propria dopo l’ennesima rapina, non prevede attenuanti; forse sarebbe stato meglio se si fosse fatto ammazzare, oggi non staremmo qui a discutere di una sentenza per noi assurda che con questo nostro giornale farà il giro del mondo.
Ricordiamo a quei pochi nostalgici che credono ancora in una Giustizia Giusta che il 20 maggio p.v. si celebrerà l’udienza della vergogna che vedrà chiudersi definitivamente il processo mai iniziato della Missione Arcobaleno dopo tredici anni nel silenzio bipartisan di una classe politica che in questo caso ha osservato il comportamento delle tre scimmie.
Lucio Marengo