“In quanto membri del collegio episcopale, (…), dovete sempre avere una speciale sollecitudine per la Chiesa universale, in primo luogo promuovendo e difendendo l’unità della fede. (…) Ciò è particolarmente urgente nel nostro tempo, che vi chiama ad essere audaci nell’invitare gli uomini di ogni condizione all’incontro con Cristo e a rendere più solida la fede”. Queste le parole del Papa ai Vescovi di recente nomina partecipanti al Convegno promosso dalla Congregazione per i Vescovi e dalla Congregazione per le Chiese Orientali.
Il Papa ha affermato che il pellegrinaggio dei Vescovi alla tomba di San Pietro assume quest’anno particolare rilievo, alla vigilia dell’Anno della Fede, del 50° anniversario dell’apertura del Concilio Ecumenico Vaticano II e della tredicesima Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi sul tema: “Nuova Evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. A questi eventi si deve aggiungere il ventennale del Catechismo della Chiesa Cattolica.
Preoccupazione prioritaria dei Vescovi deve essere “quella di promuovere e sostenere ‘un più convinto impegno ecclesiale a favore della nuova evangelizzazione per riscoprire la gioia nel credere e ritrovare l’entusiasmo nel comunicare la fede’. Anche in questo siete chiamati a favorire e alimentare la comunione e la collaborazione tra tutte le realtà delle vostre diocesi. L’evangelizzazione, infatti, non è opera di alcuni specialisti, ma dell’intero Popolo di Dio, sotto la guida dei Pastori. Ogni fedele, nella e con la comunità ecclesiale, deve sentirsi responsabile dell’annuncio e della testimonianza del Vangelo”.
Benedetto XVI ha ricordato che il Beato Giovanni XXIII, affermava: ‘È necessario che questa dottrina certa ed immutabile, che deve essere fedelmente rispettata, sia approfondita e presentata in modo che risponda alle esigenze del nostro tempo’. Potremmo dire che la nuova evangelizzazione è iniziata proprio con il Concilio, che il Beato Giovanni XXIII vedeva come una nuova Pentecoste che avrebbe fatto fiorire la Chiesa nella sua interiore ricchezza e nel suo estendersi maternamente verso tutti i campi dell’umana attività. Gli effetti di quella nuova Pentecoste, nonostante le difficoltà dei tempi, si sono prolungati, raggiungendo la vita della Chiesa in ogni sua espressione: da quella istituzionale a quella spirituale, dalla partecipazione dei fedeli laici nella Chiesa alla fioritura carismatica e di santità”.
Questa eredità è stata affidata anche alla cura pastorale dei Vescovi che il Papa ha invitato ad attingere “da questo patrimonio di dottrina, di spiritualità e di santità per formare nella fede i vostri fedeli, affinché la loro testimonianza sia più credibile. Allo stesso tempo, il vostro servizio episcopale vi chiede di ‘rendere ragione della speranza che è in voi’ (1 Pt 3,15) a quanti sono alla ricerca della fede o del senso ultimo della vita, nei quali pure ‘lavora invisibilmente la grazia. Cristo, infatti è morto per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina’. Vi incoraggio, perciò, ad impegnarvi affinché a tutti, secondo le diverse età e condizioni di vita, siano presentati i contenuti essenziali della fede, in forma sistematica ed organica, per rispondere anche agli interrogativi che pone il nostro mondo tecnologico e globalizzato. (…) A questo scopo è fondamentale il Catechismo della Chiesa Cattolica, norma sicura per l’insegnamento della fede e la comunione nell’unico credo. La realtà in cui viviamo esige che il cristiano abbia una solida formazione!”.
“La fede chiede testimoni credibili, che confidano nel Signore (…) per essere ‘segno vivo della presenza del Risorto nel mondo’. Il Vescovo, primo testimone della fede, accompagna il cammino dei credenti offrendo l’esempio di una vita vissuta nell’abbandono fiducioso in Dio. (…) Non si può essere (…) al servizio degli uomini, senza essere prima servi di Dio”.
“Il vostro personale impegno di santità – ha concluso il Papa – vi vede assimilare ogni giorno la Parola di Dio nella preghiera e nutrirvi dell’Eucaristia (…). La carità vi spinga ad essere vicini ai vostri sacerdoti (…); essi sono i vostri primi e preziosi collaboratori nel portare Dio agli uomini e gli uomini a Dio. Ugualmente, la carità del Buon Pastore vi farà attenti ai poveri e ai sofferenti, per sostenerli e consolarli, come anche per orientare coloro che hanno perduto il senso della vita. Siate particolarmente vicini alle famiglie: (…) perché possano costruire la loro vita sulla salda roccia dell’amicizia con Cristo. Abbiate speciale cura dei seminaristi (…) affinché le comunità possano avere Pastori maturi e gioiosi e guide sicure nella fede”.
Vatican Information Service