Le maggiori testate nazionali, i blog fanno esplodere il caso Expo 2015, circa le grafiche selezionate per l’immagine dell’evento fieristico più atteso dal Paese. Gli addetti ai lavori, i grafici professionisti, ma anche solo gli appassionati insorgono sul web argomentando come gli ultimi rendering del Parco della biodervisità pubblicati dal profilo ufficiale dell’Expo presentino figure scontornate male, fluttuanti, senza ombre, senza seguire le linee prospettiche. La faccenda diventa virale sui social, se ne parla ovunque e nasce un meme creando perfino una pagina facebook Offresi corso Photoshop per il grafico dell’Expo 2015 che conta più di 16mila iscritti. Il grafico, a cui sono state affidate le immagini, fa coming out raccontando che le immagini non erano terminate. Ma altri addetti ai lavori parlano di un trend hipster che popola Tumblr già dal 2009 come New Ugly sottoforma di evoluzione di grafiche nostalgiche degli anni ’90. Nel lontano 1993 Steven Heller in un suo saggio, Cult of Ugly, aveva preannunciato il ritorno del brutto nell’arte come parte essenziale per il raggiungimento del bello. Riaffiorano le teorie estetiche del filosofo Adorno, sulla necessità del brutto per approdo alla bellezza. Lo spleen et l’idéal di Baudelaire. Senza il new ugly non sarebbe sorto il seapunk, come sottocultura pop legata prevalentemente alla musica e al web, un tormentone nostalgico degli anni ’90 che riaffiora nelle arti e informa della sua presenza sui social network.
Nasce la Net Aestethics che ha influenzato anche la performance di Diamonds di Rihanna in Saturday Night Live del 2012. Ralph Waldo Emerson in Condotta di vita (1860) scrisse che il segreto del brutto non consiste nelle rappresentazioni di irregolarità, ma nel suo essere interessante.” Data la misura di Emerson, si potrebbe sostenere che il design è solo brutto quando privo di previdenza estetico e concettuale. Nel caso dei rendering del’Expo, che si tratti di un fail o di un trend d’oltreoceano incompreso, l’obiettivo è stato raggiunto: se n’è parlato ad ogni modo.
Giuseppina Raco