Invidie, delusioni, rancori: è sempre il momento giusto per liberarsene, perché corrugano il cuore e sporcano la vita. Riconciliarsi con gli altri è un atto d’amore che facciamo anzitutto verso noi stessi. Per fare la pace dovremmo “deporre le armi” e impegnarci a costruire una cultura dei sentimenti, così sarà più facile riconciliarsi con amici, fratelli, genitori e figli, ma soprattutto con noi stessi. Quando una lite spezza i rapporti è una sconfitta. Dopo un po’ di tempo però, nasce il desiderio di recuperare. Per farlo è necessario comprendere che dai conflitti non si esce cercando una mediazione, né pretendendo delle scuse. L’ obiettivo è trasformare il conflitto in solidarietà, solo così la relazione può evolvere. Capire assieme che quel conflitto è stato un prezioso momento di crescita per tutti, sanerà le ferite e rinsalderà l’empatia. Quando le frizioni nascono in famiglia, con genitori o fratelli, è importante fare memoria dei momenti felici trascorsi assieme così da rafforzare la complicità e stemperare i dissapori. Consideriamo ad esempio il rapporto con nostra madre: quello che ci lega a lei è un sentimento intenso, sempre sul punto di travolgerci. Con la mamma torniamo bambini e proprio per questo anche da adulti temiamo di cadere in una fusione paralizzante. Le madri troppo invadenti che anche inconsapevolmente creano dipendenza, suscitano infiniti sensi di colpa. Quelle troppo distanti lasciano invece grandi vuoti e generano rabbia. Nascono così incomprensioni; ma la pace è sempre necessaria, perché riconciliarsi con i genitori significa riconciliarsi col proprio passato, col presente e col futuro, significa riconciliarsi con la vita stessa. La psicoterapeuta Silvia Segetti Finzi suggerisce di chiarirsi sempre, esponendo senza timore le proprie ragioni. Con le mamme più anziane bisogna invece vivere il qui e ora senza rinvangare vecchi risentimenti che logorano e generano dolori insanabili. Quando il nervo scoperto e dolente è il rapporto con la figura paterna occorre evitare di cadere nella trappola dell’infanzia infelice. Dopo aver districato i grovigli emotivi è importante riappacificarsi prendendo a esempio un’antica fiaba francese, resa celebre da Charles Perrault. In “Pelle d’asino” una giovane principessa si nasconde sotto la pelle dell’animale per sfuggire al padre autoritario. Andrà lontano portando via con sé tre oggetti d’oro che la salveranno dai pericoli. Pensiamo allora a tre doni che nostro padre, nonostante i suoi limiti, ci ha lasciato: la sua onestà, l’incrollabile tenacia, persino quei suoi lunghi silenzi saranno la sua preziosa eredità, e il nostro modo di accoglierlo nel cuore. Prima di ogni altra cosa, però, è importante fare pace con sé stessi, mettendo a tacere senso di inadeguatezza e ingiustificati sensi di colpa. La psicoterapeuta Michela Morgana ci incoraggia a lasciare andare i pesi, a perdonarci, perché gli errori, dice, sono i nostri maestri e, superata la sofferenza che procurano, dobbiamo andare oltre ripartendo con una nuova consapevolezza e voglia di migliorarci. Per metterci il cuore in pace, dunque, dobbiamo cambiare prospettiva, uscire dal mito della perfezione, accettando la nostra preziosa originalità, i nostri limiti e quelli degli altri.
Ilaria Delvino