Parliamo un po’ di informazione. In teoria, qualunque articolo farebbe informazione, dal momento che l’informazione stessa è il fine ultimo del giornalismo. Insomma, il motivo per cui la figura dello stesso reporter esiste nella nostra società. La gente vuole sapere e deve conoscere il mondo, da questa necessità quasi naturale nasce la carriera del giornalista, pronto a saziare questa “fame di attualità”. Così occorre che sia. Dovrò, tuttavia, malinconicamente specificare che non sempre la teoria e la realtà effettuale coincidono.
Oggi il giornalismo è in crisi. Al di là di un profondo decadimento intellettuale e culturale della comunità degli opinionisti, pubblicisti ed articolisti; un’altra forza si è imposta sulla scena dell’informazione: le fake news. Le fake news stanno agendo, purtroppo, un ruolo sempre più influente nel mondo della politica e non solo, iniettando nell’opinione comune verità distorte, infedeli e lontane dalla realtà. Sguazzano tra i social network, sfruttando queste piattaforme per colpire più direttamente i loro pensieri ed accaparrarsi il maggior numero di like.
Per conto della Bbc, è stato condotto un sondaggio in ben 18 paesi (tra i quali non figura l’Italia), su un campione di 16 mila adulti tra gennaio ed aprile. È emerso, dunque, che quasi 8 utenti su 10 si dicono preoccupati per quello che può essere vero o falso online, pur non ritenendo necessaria una regolamentazione da parte dei governi. Solo Cina e Gran Bretagna propendono per un intervento da parte dello Stato, per quanto riguarda il fenomeno delle fake news. I più preoccupati per l’influenza del fenomeno sono i brasiliani (92% della popolazione). La Germania appare molto meno preoccupata, a seguito, però, di una intensa campagna di sensibilizzazione dei cittadini contro questo genere di pericoli.
Numeri comunque significativi, che fanno capire come il pericolo ci sia, ma ce ne si può difendere. La comunità giornalistica, spesso naufragata contro queste “verità” facilmente vendibili, deve risollevarsi e colpire alla radice il problema, insistendo sull’educazione al dubbio. Il cittadino deve essere, infatti, dubbioso, scettico, fastidiosamente perplesso nei confronti di ciò che legge. Le più importanti conquiste, non a caso, nel mondo del sapere nascono dal dubbio.