Continua la serie delle catechesi iniziata mercoledì scorso dal Santo Padre nell’anno della fede.
Nell’udienza generale del 24 ottobre il Papa ha voluto riprendere la riflessione in merito a una questione fondamentale: che cosa è la fede? “Ha ancora senso la fede – ha affermato Benedetto XVI – in un mondo in cui scienza e tecnica hanno aperto orizzonti fino a poco tempo fa impensabili?”.
La risposta del Papa si riafferma totalmente in linea di continuità con l’insegnamento del Concilio Vaticano II che ha voluto la fede principalmente come un incontro con Dio in Gesù Cristo. Un atto d’amore e di fiducia nei Suoi confronti, che fa sì che tutta la vita ne sia coinvolta.
In un orizzonte sempre più disorientato, il Papa vede nel mondo un “bisogno di amore, di significato e di speranza, di un fondamento sicuro, di un terreno solido che ci aiuti a vivere con un senso autentico anche nella crisi, nelle oscurità, nelle difficoltà e nei problemi quotidiani”.
La fede, ricorda Benedetto XVI, non è solamente dare un assenso razionale da parte dell’uomo a verità su Dio, ma è “adesione a un “Tu” che mi dona speranza e fiducia”. La fede è credere – ha ricordato il Papa – che l’amore di Dio “è capace di trasformare ogni forma di schiavitù, donando la possibilità della salvezza”.
Ma l’insegnamento più vivo del Concilio si rivela nell’affermare che questa salvezza donata da Dio è per tutti. “Questa possibilità di salvezza attraverso la fede è un dono che Dio offre a tutti gli uomini”.
La fede è anche un dono, perché essa non è una semplice esigenza di un cuore frustrato che cerca un mondo migliore in un ipotetico aldilà. La fede è la risposta dell’uomo a un dono ricevuto. E’ lo Spirito Santo che agisce nei cuori e li rivolge a Dio.
Sebbene supportato dalla grazia, l’atto di fede, sottolinea il Papa, è un atto autenticamente umano, che coinvolge l’uomo nell’utilizzo della libertà e dell’intelligenza. La fede implica ed esalta queste due caratteristiche fondamentali dell’uomo.
Credere, continua il Papa, è dare un assenso totale a Dio, affermando che Gesù è il Signore. “E questo “sì” trasforma la vita, le apre la strada verso una pienezza di significato, la rende così nuova, ricca di gioia e di speranza affidabile”.
Oggi servono cristiani che siano “un libro aperto che narra l’esperienza della vita nuova nello Spirito, la presenza di quel Dio che ci sorregge nel cammino e ci apre la vita che non avrà mai fine”.
Maria Raspatelli
questi bei discorsi fondati sulle verità rivelate non mi convinceranno mai; perinde ac cadaver. non sarò mai mosso in questa direzione, nè dalla paura della morte, nè da speranze di un aldilà che mi promette di rivedere persone care. di me sopravviveranno solo i miei cromosomi, affraverso le generazioni future. questa per me è la “vita eterna”. poi se qualcuno vorrà vivere fino all’ultimo respiro questa speranza, facccia pure. sarà comunque degno del mio rispetto se sarà vissuto nell’amore per il prossimo………