Si è appena concluso alla Camera il primo scrutinio per il Presidente della Repubblica e come ampiamente previsto non si è raggiunto il quorum, dei due terzi aventi diritto, necessario per l’elezione.
La giornata si è aperta con l’annuncio di Matteo Renzi che, davanti alla platea dei grandi elettori PD, ha indicato Sergio Mattarella come candidato a partire dalla quarta votazione.
Il nome dell’ex Ministro DC, attualmente giudice della Corte Costituzionale, ha incontrato il favore anche di SEL, Scelta Civica, Centro Democratico e Gruppo delle Autonomie per un totale di quasi 600 potenziali voti, insufficienti per l’elezione nei primi tre scrutini ma non a partire dal quarto.
E’ ipotizzabile quindi che, salvo clamorosi colpi di scena, Sergio Mattarella potrà “essere chiamato Signor Presidente”, come auspicato da Matteo Renzi, già sabato mattina senza l’appoggio dell’altro contraente del Patto del Nazareno.
Se infatti Angelino Alfano non nasconde la delusione ma non minaccia la tenuta del Governo, Silvio Berlusconi ha dichiarato all’assemblea dei suoi parlamentari “Non siamo noi a non aver rispettato il patto ma Renzi” prefigurando la fine di quella collaborazione instaurata per realizzare alcune importanti riforme.
Lo scenario nazionale che si profila all’interno del centro destra ricade, inevitabilmente, su quello pugliese visto che la reazione di Raffaele Fitto non si è fatta attendere con la richiesta dell’azzeramento delle cariche del partito e, soprattutto, considerando che il nome del candidato governatore per la Regione Puglia è stato ripetutamente procrastinato negli ultimi mesi salvo individuare proprio nel dopo-voto al Quirinale il momento giusto per sciogliere le riserve.
Insomma, il panorama politico appare intricato e non ancora definito e quindi per ora prendiamo atto della fumata nera per il Capo dello Stato, delle spaccature interne ai partiti (presunte, consumate o ricucite) e aspettiamo sabato mattina per sapere se Sergio Mattarella sarà il dodicesimo Presidente della Repubblica Italiana.