Sembra strano ma la psicologia umana, quasi ad ossequiare una naturale legge di compensazione, ricerca racconti e visioni cinematografiche di film con trama e finale tragici per crearsi un pretesto per essere felici. A spiegare questo insolito meccanismo è stata un’équipe di ricercatori dell’University of Ohio che in un recente studio ha osservato 361 studenti durante e dopo la visione del film Atonement – Espiazione. Secondo lo studio, pubblicato sulla rivista scientifica Communication Research, durante la visione del film gli spettatori si sono immedesimati nei personaggi al punto tale da ringraziare il cielo, alla fine della pellicola, per non aver vissuto realmente il dramma raccontato. Questa sensazione, quindi, si è concretizzata in un senso di felicità e appagamento per la vita reale. Prendere consapevolezza che in fondo le cose di tutti i giorni ci consentono di vivere un’esistenza scevra da grosse apprensioni, è di per sé motivo di piacere e letizia. In fondo, meglio un vissuto ordinario che uno tragico come quello raccontato nei films. La ricercatrice Silvia Knobloch-Westerwick afferma che i films drammatici raccontano storie d’amore struggenti e che l’effetto che si prova alla fine è quello di apprezzare maggiormente le cose che contano davvero.
Maria Raspatelli