Si ricorda in questi giorni a Bari nel palazzo Ex Poste la figura di Riccardo Cucciolla. Attore versatile, scomparso nel 1999, di lui si ricorda la sua voce magnifica, espressiva che gli valse la qualifica di numero uno tra i doppiatori. Innumerevoli poi sono le sue comparse come voce di fuori-campo nei documentari, ach’essi pezzi di grande cinema. Ma il clou della sua carriera di attore Cucciolla lo raggiunse nel 1971 nella sua inarrivabile interpretazione di Nicola Sacco nel film “Sacco e Vanzetti”. Il suo Nicola Sacco, anch’egli di origine pugliese, fu rappresentato con l’intercalare dei espressioni dialettali non sguaiate, che valorizzavano un personaggio entrato a diritto nella storia del cinema. Riccardo Cucciolla vinse a Cannes per questa interpretazione il premio come migliore attore.
Di tutto questo ne ha parlato il regista del film Giuliano M0ntaldo ricordandone la figura dell’uomo simpatico, attore di teatro che non ebbe paura di affrontare la macchina da presa del cinema. Insomma un vanto del teatro barese che vide il fiorire , anche grazie a Radio Bari, di attori come d’Attoma, De Giglio, Volpe, emblemi di una creatività repressa, mai sopita, che emergeva dopo gli anni del fascismo.
Alla fine della manifestazione ho incrociato Giuliano Montalto, l’autore appunto di un film che mi è rimasto nel cuore come “Sacco e Vanzetti”, inno alla libertà ed alla lotta all’intolleranza. Ho avuto il coraggio di parlare a lui come un suo fan di allora e di oggi. La persona è stato lì a sentirmi, con pazienza, da grande uomo di cultura quale egli è ,sino a ringraziarmi. Pochi minuti, i miei quattordici anni di allora che osservava un mondo insofferente, che cambiava, contestando ed un film con le canzoni di Joan Baez che diveniva icona anch’esso della lotta contro il potere di chi voleva la guerra in Vietnam.
Il cinema ancora una volta ha il magico potere di evocare ma nonchè di indurre a riflettere sul presente pervaso dal mito della superficialità e dell’immagine. Senza fare, s’intende, sterili operazioni di nostalgia.
Leonardo Damiani