Quello su cui sembrano d’accordo Monti e Passera – come da entrambi sotanzialmente affermato al meeting annuale di Comunione e Liberazione – è il fatto che si dichiarano entrambi “ottimisti sull’uscita dell’Italia dalla crisi”.
Dichiarazioni di ottimismo che però vengono sapientemente “equilibrate” dalle successive “ma dipenderà molto da quello che riusciremo a fare”. Ed il “ma” basta a rendere l’idea che praticamente non si sta dicendo nulla di concreto.
Secondo la logica comune, ciò, invece, significa : abbiamo un’incognita che è “quello che riusciremo a fare”, che per ora non vi diciamo in che modo lo vogliamo fare e che se non ci riesce, tutto quello fatto sin ora si vanifica.
Poi si fa un attimo riferimento alla “coesione sociale” che dovrebbe essere favorita. Lapsus evidente ed ammissione circa il segno evidente che sin ora il Governo nulla ha fatto, tanto che si riconosce un “disaccordo” dell’opinione pubblica con la politica di questo governo.
Ammettendo Passera che “ci troviamo con un disagio di livello occupazionale alto come non mai, ma il problema per la competitività e la crescita si chiama produttività che è più grave del problema dello spread finanziario», appare ad ognuno un passo in avanti nella convinzione governativa che è venuto il momento di affrontare quella che doveva essere la fase prioritaria dell’azione dell’esecutivo, prima ancora di ogni altra “fase”.
Sin qui dichiarazioni di intenti – comunque sin ora non applicati – che nel momento in cui passano sul piano della esecutività fanno riferimento ad “un impegno anche doloroso delle parti sociali”.
Ci si augura che le parti sociali cui fa riferimento Passera siano coloro che appartengono a categorie “agiate” e “più che agiate”, perchè, altrimenti vuol dire che la soluzione in prospettiva futura è quella di chiedere ulteriori sacrifici a coloro i quali si sono chiesti sin ora, per stessa ammissione degli esponenti del governo. E non so se le famiglie italiane possono ancora reggere ulteriori “spremiture di limone”.
Ciò lo hanno ben compreso i sindacati che si sono espressi sulle parole di Monti e Passera affermando che (Cisl) «il Paese è in una situazione disastrosa. Credo che la fine della crisi la vedremo solo quando tutti tireranno da una sola parte per affrontare i nodi che abbiamo di fronte», (Uil) secondo cui l’ottimismo del presidente del Consiglio è invece «necessario ma assolutamente infondato», (Cgil) «non vede l’uscita dal tunnel» secondo cui i dati in possesso (uniti a quelli di Confindustria) “ci dicono tutto il contrario».
E per far “digerire” ancora la “medicina” che si è presa e quella che si sta per prendere ancora ci sta bene per gli esponenti di governo anche un po’ il riferimento alla delusione – sul punto – della politica del passato ed al fatto che si è evitato il commissariamento dell’Italia.
Quando poi Passera afferma che tassare non è l’unica soluzione e che è una zavorra che si deve correggere trovando le risorse per il welfare e per ridurre le tasse ai cittadini, allora uno spiraglio di speranza aleggia nella mente di chi ha appena udito (e vissuto) il fosco scenario attuale rappresentato poco prima.
La domanda : ma quando ci diranno COME fare per realizzare quello che a parole si sta dicendo ormai dall’inizio dell’insediamento dell’attuale governo ?
Almeno ditelo, non dico di farlo. Nel frattempo Hollande in 56 giorni di governo ha FATTO quello che nemmeno i sogni rappresentati dal palco di un meeting possono mai rappresentare. (ne riferiro’ a parte)
Edgardo Gallo – Avvocato