Come il mare in tempesta e non si vede la costa, così è la situazione politica italiana in questo momento. Proviamo a fare una fotografia dello stato degli attuali maggiori partiti politici.
Popolo delle libertà
Il Pdl, sempre più Berlusconi-dipendente, mobilita la piazza contro una parte di Magistratura definita antiberlusconiana e politicizzata. Si muovono le coscienze di migliaia di persone (quelli che scendono nelle piazze) e milioni di elettori per difendere il Capo, rischiando, come è successo ieri (11 maggio 2013m, ndr) scontri violenti fra opposte fazioni. Frasi come “Io sono qui più determinato di prima, se qualcuno pensava di scoraggiarmi o spaventarmi si è sbagliato di grosso”, “giudici non imparziali che vogliono eliminarmi” o “Il nostro amore per la libertà è più forte della loro invidia e del loro odio” che si rifà alla perenne lotta fra il bene e il male, salvo poi capire chi interpreta il bene e chi il male, non fanno altro che provocare le opposte fazioni alimentando il rischio di uno scontro fra le parti, mentre il tessuto sociale italiano va velocemente sfilacciandosi.
Partito Democratico
Il PD cerca il “bandolo della matassa” affidando a Epifani l’arduo compito di traghettare il partito fino al Congresso. L’ex sindacalista, moderato e mai massimalista, ora dovrà tentare di superare le attuali correnti interne fratricide, ricomponendo quei pezzi di un partito-mosaico che nessuno riesce più a incastrare. Mentre milioni di persone non arrivano alla fine del mese e perdono il posto di lavoro e centinaia di migliaia di giovani non riescono ad inserirsi nel mercato del lavoro, il PD come ha detto un delegato renziano, “è alla ricerca di un’accordo su Epifani che prevede una direzione collegiale per capire quali sono gli equilibri nel partito e quanto spazio si vorrà dare al nuovo”. Come a dire la gente muore e i medici devono organizzarsi per decidere chi deve curare cosa. Il PD è fuori tempo massimo.
Movimento 5 Stelle
M5S che aveva tanto illuso i suoi elettori con idee nuove legate al cambiamento radicale del Paese, dopo aver avuto la possibilità di governare e attuare parte del suo programma, dopo essersi arroccato sulle sue posizioni di intransigenza politica, si sta perdendo strada facendo e sta cadendo sotto i colpi dei suoi stessi onorevoli eletti. Trenta deputati grillini, pare, sarebbero pronti a lasciare il movimento di Grillo perché non disposti a dimezzarsi lo stipendio da parlamentari. Nel M5S soffiano venti di scissione: “Grillo ci tratta come servi, potremmo mollarlo. Questa storia è appena all’inizio. Potremmo anche uscire dal gruppo” avrebbe detto nell’anonimato un deputato al quotidiano “La Stampa” (“Trenta dissidenti pronti a un nuovo gruppo“).
Sinistra, Ecologia e Libertà
Vendola dalla piazza in cui ha riunito il popolo di SEL afferma: “La sinistra non può morire di berlusconismo, reagirà, e la cosa giusta non è rompere il patto con il Pd ma non l’accettare l’andreottismo come virtù nazionale, che traveste il cinismo, il realismo e il trasformismo lo chiama ‘senso di responsabilita’”. Vendola è deluso dal PD che ora dovrà “rimuovere con imbarazzo (dalla sua agenda politica, ndr) gli argomenti di cui non può più parlare come il conflitto di interessi”. Rodotà invitato sul palco dichiara: “la sinistra deve ripartire dai diritti perché la loro tutela è un elemento fondamentale della lotta politica. Occorre uscire non solo dalla crisi economica ma anche dalla crisi morale e civile”.
Tante parole, pochi fatti, tanta confusione in tutti i maggiori schieramenti. Il mare della politica italiana è più agitato che mai. Uscire da questa empasse è un’assoluta priorità per il Paese. Nel mare in tempesta una ciambella di salvataggio può essere l’Europa che deve tornare a rappresentare un’opportunità, una risorsa per il Paese e non una terribile condanna. La centralità del cittadino nella dimensione comunitaria e la sua funzione strategica come motore di sviluppo non solo dell’economia ma soprattutto del tessuto sociale italiano ricco di relazioni, scambi culturali e humus necessario per la crescita degli individui, diventano non obiettivi auspicabili, ma priorità indispensabili per la sopravvivenza del Paese. In questo contesto devono inserirsi i partiti politici che devono uscire dal loro provincialismo e investire in formazione e senso di appartenenza a un contesto più ampio. Prendendo in prestito la famosa frase di Massimo D’Azeglio “Fatta l’Italia, facciamo gli Italiani” mi verrebbe da dire “Fatta l’Europa, facciamo gli europei”. Ancora una volta torna il ruolo centrale e imprescindibile della scuola. Bisogna insegnare l’europeità ai nostri studenti in modo da farli crescere con la convinzione di essere cittadini di un contesto più ampio, rispetto all’essere semplicemente italiani. Uscire dal provincialismo, questa potrà essere una delle soluzioni per sconfiggere la crisi e consentirci di incidere a livello europeo affinché l’Europa non sia unita solo a livello economico, ma soprattutto politico.
Formare i giovani, dare spazio alle idee con la cultura, il dialogo, gli scambi, le intese. Fermare gli interessi di pochi, delle lobbies, di chi si autotutela a svantaggio dei tanti, troppi poveri cristi che subiscono scelte politiche ed economiche ingiuste e talvolta ferali. La via Crucis degli italiani prima o poi dovrà finire e lasciare spazio alla Resurrezione di un Paese e di un popoli meravigliosi.
Il mare è agitato, le onde sono alte… ma l’Europa è l’unico approdo sicuro che si vede all’orizzonte. Bisogna raggiungerlo quanto prima.
Antonio Curci – curci@radiomadeinitaly.it