Due episodi apparentemente lontani, che riguardano il lavoro e la morte di lavoratori. E’ l’alba di una domenica e operai sono impegnati in fabbriche della provincia di Modena a lavorare. Scossa violenta di terremoto, il capannone crolla ne muoiono quattro. Uno di loro sarebbe stato in pensione senza la famigerata riforma Fornero e non sarebbe stato lì. Stamani un agente pubblicitario in preda a crisi depressive per la perdita di lavoro litiga con la moglie, prende i due figli di quattro anni e di pochi mesi e li lancia dalla finestra seguendoli anch’egli in questo folle gesto.
Sgombriamo il campo dagli equivoci: il lavoro non ammazza nessuno e i fatti sono nella loro tipologia diversi ma li accomuna, a mio sommesso parere, il ruolo che si è attribuito all’efficienza dell’ homo labor iperproduttivo che non si ferma mai senza altri ideali. La domenica e i festivi non si possono più dedicare al riposo, con buona pace dell’impegno in materia della Chiesa, il lavoro non si può perdere perchè altrimenti mi sento fallito con la mia famiglia non potendo garantire il sostentamento, per cui sono autorizzato con il gesto estremo della morte a non procurare sofferenze ai figli.
Il modello asiatico dello sfruttamento, dei bassi salari imitato malamente in Italia aveva portato danni seri alla psiche di quei lavoratori asiatici, naturalmente nel silenzio della censura dei capi di questi Stati dove si arricchiscono in pochi, guarda caso chi ruota attorno al potere.
In Italia già si propone la franchigia sulle prestazioni sanitarie calcolata sul lordo del reddito dove ci pagheremo tutto, anche i ricoveri o per intero farmaci costosi che servono per la cura di tumori, malattie degenerative ecc. Insomma l’abbattimento dello Stato sociale, la rottura del patto tasse alte- servizi gratuiti, al contrario di ciò che avviene in Cina e Vietnam dove di fronte all’inesistenza di servizi sociali si pagano tasse irrisorie. Nell’approprazione indebita i tecnocrati e i politici si trovano d’accordo: basta mantenere i loro privilegi. Il caso Mastrapasqua presidente dell’INPS, organo simbolo e sensibile dello Stato sociale che elargisce benefici derivanti da anni di lavoro, è esemplare: decine d’incarichi compreso quello di grande esattore di Equitalia che tutto è tranne che giusta nell’esazione dei tributi.
Sentivo alla radio oggi la canzone di Battiato “Povera Patria”, pezzo scritto nel 91, bellissima ed attualissima. Un verso recitava: “…non cambierà, non cambierà, sì che cambierà..”. Viene in mente il discorso della vedova di un poliziotto ucciso nella strage di Capaci: “…loro non cambiano..”. Erano venti anni fa e la mancanza della speranza nell’uomo è la prima fase dell’insorgere della depressione. Noi possiamo curare i sintomi del male oscuro ma le cause sociali sono tutte lì, immutate nel tempo, anzi ingigantite dai volti di cera ed imperturbabili dei responsabili politici.
Leonardo Damiani