L’aumento dell’incidenza del morbo celiaco è un dato costante degli ultimi decenni. Per i pochi che non sanno nulla a tal proposito, ricordiamo che la celiachia è una malattia che consiste nell’intolleranza al glutine, elemento presente nei derivati del grano come pane, pasta, dolci e derivati. Il glutine viene assorbito a livello intestinale e il suo malassorbimento comporta dolori addominali, cattiva digestione. Non solo. Spesso viene interessato il sistema immunitario che ha nell’intestino uno dei suoi orologi regolatori. Pertanto si possono avere fenomeni connessi come forme simil reumatiche con dolori alle articolazioni, ossa e qualche volta fenomeni tipo sclerosi multipla con sintomatologia neurologica tipo parestesie, neurite ottica ecc.. La diagnosi viene eseguita attraverso la ricerca di particolari anticorpi, anticorpi anti- endomisio analisi specifica per la malattia. Se tale malattia non viene scoperta, potrebbe dare luogo a gravi complicazioni, non escluso forme di linfoma gastro-intestinale, proprio per l’interessamento dei linfociti, cellule interessate in primis nei processi autoimmuni.
Un’interessante teoria spiega questo incremento della malattia nella popolazione, non solo giovanile, per motivi legati all’alimentazione. Andiamo incontro ad una nutrizione sempre più raffinata, dove il grano che si utilizza per gli alimenti è privato della pula che contiene vitamine utili per l’assorbimento delle sue sostanze proteiche e non solo. Da decenni si semina una tipologia di grano che ha un fusto più corto che ha una resa maggiore perchè l’azione del vento di spoliazione della pula è minore. Il grano di un tempo ad es. del senatore Cappelli ingrediente principe del pane di una volta, saporito, che durava a lungo, è riservato a pochi intenditori ed è introvabile nelle città. Va da sè il grano non modificato avendo un fusto più lungo, pur con una resa minore, essendo naturalmente spogliato del sovraccarico di chicchi e quindi di glutine, era a misura di alimentazione umana. Detto semplicemente, l’intestino umano non possiede la necessaria quota di enzimi per assimilare un sovraccarico di glutine in questi alimenti eccessivamente raffinati e sovracarichi di sostanze nutritive.
Questa è una teoria che però spiega tante cose e non solo l’attribuire l’aumento della celiachia al miglioramento delle indagini cliniche. Prima ne soffrivano i bambini già in tenera età, mentre ora, la celiachia può avere il suo esordio in età adulta, pertanto la sua origine è acquisita e non congenita per il deficit dalla nascita di un enzima.
Dobbiamo ancora una volta auspicare il ritorno ad un’alimentazione naturale, che lasci fare a madre natura, ma il guadagno, l’industria, il profitto ha altre leggi che danno benefici a pochi, creando ancora una volta i presupposti per una peggiore qualità della vita.
Leonardo Damiani