Domenica mattina come tante. Un redattore di Made in Italy notizie entra in un supermercato per assolvere ai doveri familiari. Qualche compera per le necessità primarie: fettine, insalata, pane, un cartoccio di vino romagnolo (chissà perché, in Puglia, non si riesce ad avere un vino da tavola in cartoccio ad un discreto rapporto qualità/prezzo, ma questa è un’altra storia..). Il supermercato, ancora quasi vuoto, mostra scaffali multicolori illuminati dalla luce bianca e forte che – dicono gli esperti – stimolerebbe l’acquisto. Tra i pochi clienti, il redattore nota un vecchietto in sosta dubbiosa davanti allo scaffale dei vini, indugiare tra le damigiane da tre litri.
E’ tempo di fare cassa.
Il vecchietto segue il redattore in fila: gesti meccanici della cassiera, qualche sorriso, il classico “Buona Domenica”.
Il tempo di mollare il carrello e recuperare i 50 cent ed eccoti il fattaccio.
Un ragazzone, forse il direttore, blocca il vecchietto sulla via dell’uscita.
“Tira fuori la carne” gli dice.
Il redattore e la cassiera si guardano: davanti ai loro occhi si consuma l’ennesima tragedia dell’Italia dei paradossi.
Dalla auto perquisizione “assistita” viene fuori una confezione, il vecchietto blatera qualcosa, il direttore per questa volta grazia – o forse viene a sua volta graziato (in Italia la perquisizione è una prerogativa delle sole forze dell’ordine) – e il bilancio del supermercato, per questi minuti, storna quella perdita dal bilancio che rientra dunque a far parte (giustamente) della merce in vendita.
Il redattore non commenta, non intervista, non blocca: annota solo tutto a mente e procede verso casa.
Ci si chiede, insomma, in questa Domenica mattina dove stia l’illecito, il penale, la dolosa responsabilità degli eventi.
Da una parte il Direttore: probabilmente tra le righe non scritte del contratto di lavoro la sua responsabilità attiene anche alla diligenza nel tutelare il patrimonio aziendale, e dunque le merci, anche se probabilmente per delega non tanto fino alla perquisizione fisica ma abbastanza dal discernere – recuperato il maltolto – il caso o meno di allertare le forze dell’ordine.
Dall’altra parte il Pensionato: probabilmente una vita “onesta” o magari “all’italiana”, in qualche maniera tutta brava gente pronta però, in molti casi, ad inciampare nel tristemente noto detto “l’occasione fa l’uomo ladro”: non lo sapremo mai. Probabilmente una pensione insufficiente: anche questo possiamo ipotizzarlo ma, evidentemente, non lo sapremo mai.
Ciò che di certo sapremo è che comperare un fiasco di vino e tentare di rubare una vaschetta di carne fa storcere il labbro: il vino diventa, appunto, il vino della discordia.
Rubare è reato, si sa, è cosa illecita moralmente e dal punto di vista di una giusta società civile.
Ma, per un ovvio senso di giustizia, è parere comune che in taluni casi si può essere indulgenti forse più del dovuto:probabilmente, per intenderci, il parer di popolo avrebbe versato lacrimoni per l’ennesima storia del pensionato che non arriva a fine mese, se a posto di quel vino pagato ci fosse stato del pane, bene primario, necessario, per certi versi insostituibile.
Ma, evidentemente, quel vino apre una breccia nel muro delle nostre convinzioni, che subito diventa scorcio e dallo scorcio diverso punto di vista e spunto riflessivo sull’Italia di oggi che – in ogni caso – è risultato anche dell’operato passato del vecchino furbacchione, volente o nolente.
Sarà mica che – per caso – in Italia è entrato nella coscienza comune il concetto che, in caso di emergenza, tantochè “occorra” rubare per sostentarsi, tanto vale dovendo passare qualcosa in cassa togliersi lo sfizio del dolcetto d’Alba da sette euro?
Ma, ancora, non è che avendo sette euro in tasca sarebbe il caso di non rubare, andare al discount a due passi e comperare mezzo chilo di pane (un euro), mezzo abbondante di petto di pollo (quattro euro) e magari un cartoccio di vino (due euro)?
Al redattore rimane dunque un dubbio, uno dei tanti viste le conclamate ruberie decretate fino in Cassazione, per gravità e livelli di furbizia assai più alti; ma è solo uno dei tanti, in questa Italia dei paradossi dove sempre più spesso l’onesto si chiede dove mai potremo arrivare se non si dà inizio – subito – ad una controrivoluzione culturale senza precedenti.
Roberto Loporcaro