Sono almeno cinque, oltre a quelle indicate nelle ordinanze di custodia cautelare eseguite ieri, secondo le fonti giudiziarie, le persone indagate nell’inchiesta sull’Ilva di Taranto.Tra queste ci sono don Marco Gerardo, il segretario dell’ex arcivescovo di Taranto mons. Benigno Luigi Papa, e il sindaco di Taranto Ippazio Stefano.
Il sacerdote è accusato di false dichiarazioni al pubblico ministero in relazione ad una presunta tangente di 10mila euro che l’ex responsabile dei rapporti istituzionali dell’Ilva Girolamo Archinà, arrestato ieri, avrebbe consegnato al consulente del Tribunale nonchè ex preside del Politecnico di Taranto Lorenzo Liberti per addomesticare una perizia sulle fonti di inquinamento. Archinà aveva riferito agli inquirenti che quella somma, prelevata da cassa aziendale, non era destinata a Liberti ma si trattava di una elargizione alla curia tarantina.
Il sindaco di Taranto è indagato per omissioni in atti d’ufficio in relazione alle prescrizioni a tutela dell’ambiente cittadino. La sua iscrizione nel registro degli indagati sarebbe un atto dovuto derivante da una denuncia di un consigliere comunale, Filippo Condemi.
E proprio oggi, nel giorno della bufera giudiziaria terminata con i cinque arresti, L’Ilva ha annunciato la chiusura dello stabilimento di Taranto. In una nota, si dice che il sequestro della produzione disposto dalla magistratura «comporterà in modo immediato e ineluttabile l’impossibilità di commercializzare i prodotti e, per conseguenza, la cessazione di ogni attività nonché la chiusura dello stabilimento di Taranto e di tutti gli stabilimenti del gruppo che dipendono, per la propria attività, dalle forniture dello stabilimento di Taranto». La giornata di oggi, dunque, è stata caratterizzata da numerosi movimenti di protesta attuati dagli operai degli stabilimenti Ilva dislocati in più parti d’Italia:gli operai dello stabilimento Ilva di Genova hanno bloccato fino alle 13.30 di questa mattina il casello di Genova ovest. Al termine della manifestazione, si sono riuniti in assemblea permanente nella sala mensa.
Il clima è incandescente anche a Tarando dove sono centinaia gli operai dell’Ilva che, invece, hanno prima forzato i varchi della portineria D dello stabilimento e poi sono entrati anche nella Direzione del siderurgico, fino ad arrivare ad occuparla. Da ieri intanto è stato proclamato (da Fiom Cgil- Fim Cisl e Uilm Uil) lo sciopero, in seguito alla decisione dell’azienda di mettere in libertà i dipendenti dell’area a freddo non solo di Taranto ma anche delle altre fabbriche italiane. Da ieri sera i badge che consentono agli operai di quelle aree di entrare al lavoro sono stati disattivati. Il ministro degli interni Anna Maria Cancellieri ritiene che ci sia “un rischio notevole” di problemi per l’ordine pubblico in seguito alla chiusura dell’impianto a freddo da parte dell’Ilva e la messa in libertà di 5000 lavoratori. “Il rischio c’é – ha detto a margine di un convegno – ed è anche notevole”. La situazione è, in definitiva preoccupante, perchè i posti di lavoro a rischio sono numerosissimi e si temono ripercussioni sull’ordine pubblico. Dopo aver occupato la direzione dello stabilimento Ilva di Taranto, gli operai hanno convinto anche gli impiegati dell’Ufficio personale a lasciare il posto di lavoro. Una delegazione di una decina di persone è poi riuscita a salire al primo piano della palazzina per parlare con il direttore dello stabilimento.
«Il ministero dell’Ambiente ed il Governo otterranno assicurazioni per coniugare lavoro e salute». Ad assicurarlo è il ministro dell’Ambiente, Corrado Clini, in un’intervista a Sky Tg24. In questa vicenda, ha spiegato, «c’è una sovrapposizione di circostanze negative» a cominciare dal «modo molto superficiale» con il quale è stata governata la città di Taranto. «Si è consentito, ad esempio – evidenzia Clini – al quartiere di Tamburi, attaccato all’Ilva, di crescere da 6000 a 23 mila abitanti senza nessuna misura precauzionale. Si sta lavorando ad un intervento sull’Ilva, con un piano di risanamento del terrritorio e con lo stanziamento di 330 milioni». Il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, parlando oggi a Bari con i giornalisti della situazione Ilva, rivolge un appello al governo nazionale. “Piuttosto che agire una contesa brutale con la magistratura, è molto importante invece provare ad operare in positivo su quel tema che noi abbiamo recepito in una legge, la valutazione del danno sanitario”, dice.
Chiara De Gennaro