Lavorare per il bene comune secondo l’insegnamento del Concilio Vaticano II
Si è finalmente dato inizio all’inchiesta per chiedere l’apertura della causa di beatificazione di Aldo Moro, uno dei più grandi statisti italiani, brutalmente assassinato dalle Brigate Rosse trentaquattro anni fa, in quelli che la storia amaramente ricorda come gli anni di fuoco.
Questa volta come è successo per tanti altri Santi, la richiesta parte dal popolo. Le firme, raccolte dalla Fondazione Moro tra i fedeli, sono state autenticate dal cancelliere della diocesi di Bari Paolo Bux e, in seguito a questo atto, Agostino Vallini, cardinale vicario di Roma, ha approvato la nomina del postulatore per la causa di beatificazione.
Un politico, testimone e modello del Vangelo, indicato dalla Chiesa come esempio da seguire per tutti i cristiani è, forse, in questo momento storico il segno della profezia. Davanti a politici corrotti e corruttori, che al bene pubblico hanno preferito l’interesse particolastico e privatistico, la figura di un politico come Aldo Moro è non solo un esempio, ma una pietra d’inciampo, uno scandalo!
A chi in questi anni di crisi della politica, che ha portato purtroppo a delegare l’uscita dalla crisi ad un governo di “tecnici”, parlava di un declino irreversibile della politica, già solo la possibilità di un Moro beato diviene segno dei tempi, possibilità di concepire la storia come non ancora conclusa e non del tutto perduta.
La figlia, Maria Fida, dopo aver appreso la notizia ha dichiarato: “Sarebbe un brivido vedere il pannello con la foto di papà in Piazza San Pietro…”. Sì sarebbe un brivido, perché significherebbe che c’è ancora la speranza di poter credere in una politica migliore, una politica a misura d’uomo, guidata dal rispetto della persona. Una politica che non si scaglia contro l’altro per annientarlo e distruggerlo, ma è aperta al dialogo, rispettosa delle istanze altrui, anche se l’altro non condivide gli stessi principi.
E’ una politica che nasce dalla consapevolezza che il rispetto per l’altro è basato principalmente sulla dignità umana, che travalica l’individuo per giungere a vedere l’uomo in quanto uomo.
Ha continuato Maria Fida: “Non ho ancora notizie dirette su questa bellissima proposta, ma insieme a mio figlio Luca ritengo che in piena umiltà cristiana mio padre ne fosse assolutamente degno, per il modo nel quale ha trascorso i giorni della sua vita e quelli della sua morte, ovvero la prigionia nelle mani dei terroristi, essendo esempio di mitezza, compassione e misericordia”. E sono proprio questi i principi a cui la politica, oggi, dovrebbe ispirarsi, anziché rinfacciarsi colpe e accuse che servono solo a nascondere le propria incapacità di prendersi cura del bene comune. Uomini di gomma per i quali i termini coraggio e sacrificio sono solo una flebile emissione di voce!
Maria Raspatelli