Riportiamo l’intervista rilasciata dall’ex mister biancorosso Giampiero Ventura a “Tuttosport” in vista dello scontro di sabato Bari – Torino.
«Mi chiedete in che condizioni sia la squadra. E’ pronta. La condizione generale è buona, pensando al rush che ci attende. Ma vado oltre. Serve di più. Qualcosa di speciale, per vincere».
Cosa di speciale, Ventura?
«Una rabbia. Una fame. Una ferocia. Una voglia speciale. Tutto quanto sta nel cuore. E può portarti oltre i limiti. Ci attende un calendario stracolmo di impegni in poche settimane, tutti i giocatori dovranno compiere qualcosa di speciale. Che è figlio di ciò che provi dentro. Quella scintilla che ti fa superare ogni difficoltà».
Essere più forte di tutto.
«Esattamente».
La Lega ha fissato il recupero col Sassuolo il 15 maggio. Poteva andarvi peggio.
«Purtroppo non è colpa di nessuno se si scatena un diluvio universale contro la Reggina o se succedono disgrazie terribili: povero ragazzo, Morosini. Comunque giocare l’8 maggio col Sassuolo sarebbe stato assurdo: avremmo avuto 7 partite in 21 giorni, una follia, un’ingiustizia. Si poteva fissare il recupero per mercoledì 16, un giorno in più di riposo per tutti, anche perché poi si giocherà non più al sabato ma alla domenica: il tempo c’era. Ma non entro nel merito. Obbedisco. Ce lo siamo detti prima: più forti di tutto e tutti».
Vi attende un ciclo di fuoco, comunque. Un paradosso.
«Un paradosso. La B è un campionato lunghissimo che si snoda su 10 mesi, ma ora ci si giocherà la promozione in meno di 40 giorni. Ne prendiamo atto. A maggior ragione voglio un Toro speciale di giocatori speciali, animati da una rabbia speciale».
Dal Bari all’AlbinoLeffe
«Nove partite fino al 27 maggio. Ai ragazzi dico che hanno la possibilità di scrivere una piccola pagina di storia. Hanno compiuto tanti sacrifici. Sono stati bravissimi a superare i momenti più duri. Non ho dubbi. Solo un grande orgoglio, pensando a loro. Servirà la disponibilità di tutti a dare il massimo, anche chi finora ha giocato meno. Bisognerà far ruotare la fatica fisica e mentale, nelle prossime settimane. E tutti si faranno trovare pronti con una voglia pazzesca».
Hanno già dato un’ulteriore prova di unità e maturità decidendo di dividere l’eventuale premio promozione, un milione, in parti uguali: senza distinzioni in base alle partite giocate.
«Anche questa è stata una bella risposta del gruppo».
“Perché siamo tutti uguali e perché tutti faticano al massimo, anche se poi qualcuno finisce in tribuna”, hanno spiegato i giocatori.
«E la conferma di ciò che ho sempre detto di questo spogliatoio straordinario. Volevamo diventare una squadra. Da tempo lo siamo. E pensiamo da squadra. Lavoriamo da squadra. Per questo siamo lassù».
Qualcuno si giocherà la riconferma, ora?
«Si giocano la A. Non la riconferma. Che è figlia di un anno di lavoro, non di 30 giorni».
A Bari firmò il record di punti del club in A.
«E ora ci torno da avversario. Ma l’affetto dei baresi resterà sempre nel mio cuore, come la marea di amici che ancora sento spesso. Ho vinto tanti campionati, ma l’amore che hanno avuto per me a Bari… sentimento assolutamente ricambiato… non l’ho mai trovato altrove in vita mia».
Magari a Torino, sui prossimi schermi. O no?
«Il barese è più aperto, ma i torinesi hanno una voglia incredibile, fin unica di tirar fuori le bandiere. Spero che capiti presto. Sarà un’apoteosi. E mi stupiranno definitivamente».
Bari e il calcioscommesse.
«Mi spiace molto. Che amarezza. Mi spiace tanto per Bari e il Bari. Ma rimangono le emozioni. L’orgoglio di aver portato quasi 10 mila tifosi a Roma. E più importante che aver battuto la Juve, se ripenso a quell’anno meraviglioso».
Oltre a Vives e Surraco, da giorni a Bari si chiedono se lei porterà anche Guberti, Parisi, Masiello, gli altri granata toccati dallo scandalo. Ex baresi, loro. E li aspettano, a Bari…
«Certo che li porto! Non diciamo sciocchezze».
Perché tutti e 5 sono innocenti, fino a prova contraria?
«So di poter fare affidamento, non ho il minimo dubbio. Chi starà bene, verrà con me a Bari. E diversi di loro giocheranno pure».
Ventura 2014: si immagini nel Toro.
«Sarebbe bello aprire un ciclo. Significherebbe che è stato iniziato un bel discorso di programmazione da varare e di fondamenta da mettere. E che quel discorso è proseguito felicemente negli anni. Il Toro in B non può che avere un solo obiettivo: la promozione. Ma se andremo in A, come vogliamo con tutte le nostre forze, attraverso la programmazione e il lavoro si potranno e dovranno muovere passi graduali. Il Toro in A deve diventare una realtà man mano sempre più ambiziosa, nel suo complesso. Tagliando i pensieri piccoli, che fanno ragionare in piccolo. E trasformandoli in grandi sogni. Che ti sollevano sempre più in alto, se vanno di pari passo con il culto del lavoro, senza presunzione. Per migliorare gli scenari a medio e lungo termine bisogna programmare e crescere gradualmente. Ma adesso siamo ancora in B, più di tanto non si può fare, è tutto legato alla promozione, è anche comprensibile. Torniamo nella nostra realtà. Lavoro e fame: cominciamo ad andare in A, ora».
Basteranno 80 punti, come ipotizzava alcuni mesi fa?
«Sì, più o meno potrebbero bastare, la media di solito è quella. Comunque noi non guardiamo a nessuna tabella. Abbiamo una sola regola e conta solo questa: conquistare più punti che si può da qui alla fine».
Magari con la A resterà anche Ogbonna.
«Angelo in questo momento pensa solo alla promozione del Toro. Ma se veramente saliremo, si renderà totalmente conto della sua importanza che riveste nel gruppo e presumo che avrà la voglia di completare la sua maturazione in A, restando da protagonista nel Toro. Solo dopo sarà giusto che si possa cimentare anche su grandissimi palcoscenici».
Fonte: Tuttosport
Laura Marchesini